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1871, Il Giro del Mondo entra nel ‘nuovo’ tunnel del Frejus e attraversa la valle di Susa…

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“Lasciata Londra mercoledì 2 ottobre alle 8.45 di sera; arrivato a Parigi giovedì 3 ottobre alle 7,20 del mattino; lasciata Parigi giovedì alle 8.40 del mattino; arrivato attraverso il Moncenisio a Torino venerdì 4 ottobre alle ore 6.35 del mattino. Arrivato a Brindisi sabato, ore 4 di sera. Imbarcato sul ‘Mongolia’ un’ora dopo”.


Così annota nel suo taccuino Phileas Fogg, personaggio di fantasia uscito dalla penna di Jules Verne nel “Giro del Mondo in 80 giorni”.

Fantasia? Sì, ma fino a un certo punto visto che il romanzo venne pubblicato nel 1873 e che la “Valigia delle Indie” (il treno del percorso misto rotaia-nave tra Londra e Bombay) transitò per la prima volta nel traforo del Frejus il 5 gennaio del 1872.

Ma facciamo un passo indietro.

Novembre 1870. Gli operai che lavorano nella pancia del massiccio del Frejus per scavare la galleria ferroviaria tra Italia e Francia sentono distintamente il rumore provocato dallo scoppio delle mine fatte brillare sul fronte di scavo opposto. Non manca molto allo storico incontro. L’ultimo diaframmadirocciacadeproprio il giorno di Natale sotto i picconi di due operai nativi di Bardonecchia: Augusto Moutoux e Francesco Gerard.

E’ fatta. Il tunnel c’è. Lo annuncia una cronaca di 150 anni fa, pubblicata dalla Gazzetta Piemontese il 2 gennaio 1871: “La barriera che separava Italia e Savoia è caduta: il Frejus e la Rho non formano ora che un sol monte, una lunga galleria”.

Restano da ultimare le opere di allargamento, di rivestimento e finitura; e bisogna scavare i tronchi di galleria di raccordo in curva e costruire le monumentali testate all’ingresso del tunnel.

L’ultimo diaframma cade 14 anni dopo l’approvazione del progetto (15 agosto 1857) presentato dagli ingegneri Grandis, Grattoni e Sommeiller e l’inizio ufficiale dei lavori, inaugurato dal Re Vittorio Emanuele II che fece brillare la prima mina. Durante i lavori non mancarono difficoltà (e anche gravi infortuni e morti sul lavoro) ma gli scavi progredirono velocemente grazie al sistema di compressori automatici per la somministrazione dell’aria compressa alle macchine perforatrici ideate dall’ing. Germano Sommeiller.

Fine estate 1871. Tutto è pronto per l’inaugurazione. Nelle intenzioni del Governo la data prevista, il 17 settembre, dev’essere grandiosa. L’ appuntamento assume così i toni di una storica manifestazione nazionale. Torino – annotano le cronache – ritrova il suo antico aspetto di Capitale, titolo perduto prima a favore di Firenze e, in seguito, di Roma dopo.

La città subalpina assiste a un carosello di ministri, deputati, senatori, sindaci delle principali città d’Italia, anche se non ci sono il Camillo Benso Conte di Cavour, morto nel giugno 1861, e il maggiore artefice dei lavori, l’ing. Sommeiller, scomparso soltanto due mesi prima, l’11 luglio 1871.

Dalla Stazione di Porta Nuova alle 6.30 parte il treno inaugurale, composto da 25 vagoni in cui prendono posto le autorità.

Il treno raggiunge Bussoleno e da qui, rimorchiato da pesanti locomotive, si inerpica lungo la rampa che sale in alta valle di Susa. L’ascesa è seguita, ai lati della strada ferrata, dagli abitanti della valle che assistono a uno spettacolo fino a quel momento insolito. A Bardonecchia, il convoglio viene accolto da operai e popolazione con una vera e propria ovazione e si inoltra nelle viscere della montagna (il tunnel per poi sbucare dal a Modane, in territorio francese.

La reazione dei francesi fu di impassibile indifferenza, come racconta la Gazzetta del Popolo: “I savoini assistono al più gran fatto degli annali ferroviari con stoica impassibilità. Non un evviva, non una bandiera, non il minimo apparato”.

Pochi i rappresentanti del governo francese (il ministro dei lavori pubblici Lefranc e il prefetto della Savoia) che non perdonava all’Italia la neutralità nel conflitto fra Francia e Prussia, la presa di Porta Pia (avvenuta l’anno precedente) e la minaccia del nuovo traforo ai traffici di Marsiglia.

Altro clima a Bardonecchia; i ‘passeggeri’ del convoglio inaugurale, tornato in Italia, vengono accolti nell’elegante tenda ornata di bandiere, allestita vicino all’imbocco della galleria. I partecipanti all’inaugurazione partecipano a un sontuoso banchetto. Tra i presenti, il francese Ferdinand de Lesseps, promotore del Canale di Suez, il corrispondente del Times Antonio Gallenga, l’ing. Henry Maus tornato in Italia per l’occasione. Il convoglio torna a Torino e rientra alle 8,30 di sera in una Stazione di Porta Nuova affollata e illuminata. Seguono altri due giorni di feste con banchetti, ricevimenti e discorsi, esposizioni, mostre, spettacoli d’opera e di prosa e balli in una città vestita a festa con la facciata della Stazione di Porta Nuova e le vie adiacenti trasformate in cascate di luce.

Bruno Andolfatto

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