L’invasione dei cinghiali sui terreni dei coltivatori valsusini
Una lotta estenuante e infinita, coltivatori sempre più sfiduciati
“Quest’anno ho salvato le patate perché le ho piantate in un campo che, in realtà, è una vera e propria cassaforte, così come altre coltivazioni che curo. Il grano invece no, non si è salvato dall’invasione dei cinghiali”. A parlare è Danilo Chiabaudo, coltivatore di Venaus. “Tutti e quattro i miei campi di grano – prosegue – sono assediati notte e giorno dai cinghiali ed è una lotta continua per evitare che riescano a entrare e distruggere tutto”. In questi giorni la sua azienda agricola “Dalla Terra Nativa” è stata letteralmente presa d’assalto. “ I cinghiali entrano proprio per mangiare il grano e, quando sono dentro il campo, fanno danni tremendi”.
Così per il coltivatore venausino è andato perso circa il 50% della produzione, tra l’altro di grani antichi, destinata in gran parte al Mulino Valsusa di Massimiliano Spigolon, in quel di Bruzolo.
Il timore, poi, è che i danni siano addirittura peggiori rispetto a quelli finora stimati. Il motivo: il grano buttato a terra dal passaggio dei cinghiali rimane giù e, viste le piogge intense di questi giorni, rischia di ammuffire. “ Il risultato lo vedremo quando, tra qualche giorno, inizierò la mietitura. Intanto ho già chiesto i danni che, se tutto va bene, incasserò tra un anno”.
Ma non c’è proprio una soluzione a questo problema? “ Ne sento parlare ormai da più di 10 anni. Cia, Coldiretti, Regione hanno firmato anche accordi e piani di azione. Ma più che altro sono stati anni di parole”. Intanto i cinghiali si sono moltiplicati e i risultati si vedono: “ Coltivatori sempre più scoraggiati che spendono vere e proprie fortune per provare a recintare nel miglior modo possibile i campi e poi, quando questi animali riescono a scardinare le barriere, tutto il lavoro rischia di andare perduto. A volte viene proprio voglia di mollare tutto”.
Preoccupato per la situazione è anche Massimiliano Spigolon, titolare del Mulino Valsusa di Bruzolo anche se, dice, “ tutto sommato quest’anno è andata ancora bene rispetto ad altri anni. Certo, questo meteo un po’ pazzo, con piogge continue, ha rallentato la mietitura esponendo ancor di più i campi al rischio dell’invasione dei cinghiali”. I punti dove hanno colpito
di più? La risposta è secca: “ Dappertutto. Tutti i coltivatori, ogni anno, vedono una parte del raccolto compromessa dai cinghiali, chi il 30, chi il 50, chi il 60 per cento. Nemmeno il filo con la corrente riesce a fermarli, entrano lo stesso”. Così, ci troviamo “ di fronte a coltivatori sfiduciati. Ed è ovvio che questo è un problema anche per noi, visto che il grano è la nostra materia prima”.
“ I cinghiali – spiega Spigolon – sono addirittura riusciti a entrare in un campo qui a Bruzolo dedicato allo studio e alla sperimentazione in cui abbiamo seminato 48 varietà di grano antico per capire meglio da biodiversità e la compatibilità con la terra valsusina. Su 48 varietà ne sono andate perdute almeno 15, anche se una certa quantità di semi la teniamo da parte e proveremo a seminarla di nuovo”.
Oltre al danno economico c’è anche una questione psicologica: “ Il rischio è che i coltivatori si scoraggino, non vogliano più proseguire, e che non si affaccino altre persone disponibili a coltivare il grano. Noi cerchiamo di star loro vicino e stiamo anche studiando alcune idee per tenere i cinghiali lontani dai campi, ad esempio barriere formate da piante con spine. Qualche soluzione andrà pure trovata”.
Bruno Andolfatto