Abbazia di Novalesa: 50 anni dalla rinascita, 1300 dalla fondazione
Quella della Novalesa è un’Abbazia millenaria. Fino all’inizio degli anni ’70 del secolo scorso, pareva tuttavia destinata a un lento, inesorabile declino. Fino a quando, nel dicembre del 1972, la Provincia decise di acquisire l’intero complesso abbaziale.
Una data importante, che segnò la rinascita dell’Abbazia restituita il 14 luglio del 1973 con il ritorno dei monaci (provenienti dalla piccola comunità benedettina di San Giorgio di Venezia) – alla sua ragion d’essere: quella di un luogo dell’arte e della cultura ma, soprattutto, della spiritualità.
Così, lunedì 30 gennaio 2023, il 50° anniversario dell’acquisizione dell’Abbazia da parte della Provincia di Torino, oggi Città metropolitana, è stato celebrato nella chiesa abbaziale alla presenza dell’arcivescovo di Torino e Susa Roberto Repole che ha presieduto il rito dei Vespri.
“I monaci che vivono qui – ha detto mons. Repole nell’omelia – sono testimoni non solo della loro vocazione ma di quella di tutti i cristiani. La loro presenza ricorda a noi tutti che la vera dimora, per tutti noi, non è un ‘luogo’ ma il cuore del Padre’.
Numerosi gli amministratori intervenuti insieme alla sindaca di Novalesa Piera Conca; tra questi l’ex presidente della Provincia Luigi Sergio Ricca e l’ex assessore provinciale alla cultura Valter Giuliano che seguì l’allestimento del Museo archeologico, la Consulta degli ex consiglieri provinciali con il presidente Marco Canavoso.
Ed è stato proprio del vicesindaco della Città metropolitana (e sindaco di Condove) Jacopo Suppo l’unico intervento al termine della cerimonia religiosa. Parole cariche di emozione le sue, da valsusino doc.
‘Oggi siamo ospiti della comunità benedettina – ha detto -; senza la presenza dei monaci la Provincia sarebbe ‘padrona’ soltanto di un insieme, seppure prestigioso, di mura. Invece la presenza dei monaci rende questo luogo vivo e speciale, e siete voi ad assicurare accoglienza e a mantenere l’Abbazia aperta per i cittadini e i visitatori e a quanti desiderano avere occasioni di raccoglimento. La Città metropolitana sarà sempre al Vostro fianco’. Ed è vero; tra le mura secolari del monastero dei Santi Pietro e Andrea di Novalesa la presenza dei monaci assicura non solo la custodia del monumento storico, ma anche una vita monastica in cui la comunione tra fratelli di diversa provenienza rappresenta una sfida.
Nel suo intervento finale, il priore fratel Michael David Semeraro, ha fatto ricorso a tre parole “della vita quotidiana: grazie, perdono, arrivederci”.
I motivi per ringraziare non mancano, come quello per l’armonia ritrovata: “Poco più di un anno fa– ha detto il priore – era chiaro che il cammino della comunità monastica era giunto a compimento e questo per gravi disfunzioni interne e per malevoli pressioni esterne purtroppo non ancora sopite”.
E’ stato chiaro a quel punto, ha aggiunto fratel Michael David Semeraro, “che solo l’innesto di una nuova comunità su quella partita nel 1973 dai fratelli Corrado, Pio, Daniele, Guido avrebbe reso possibile la presenza dei monaci in questo luogo”. E la richiesta di perdono? “In 50 anni ha detto il priore non sono mancati i momenti di grazia e di edificazione ma, come in tutte le vicende umane ci sono stati eventi e comportamenti inadeguati di cui, come Piore, chiedo perdono”.
Infine l’arrivederci al 30 gennaio 2026, data in cui ricorrono i 1300 anni dalla fondazione dell’Abbazia (la data ufficiale è infatti il 30 gennaio 726). Mentre per quest’anno fratel Semeraro ha annunciato un secondo momento di celebrazioni, con i cittadini e la comunità di Novalesa, in occasione della Festa di Sant’Eldrado – a cui è dedicata la cappella affrescata dell’Abbazia. E ha ringraziato, insieme alla Città metropolitana, i rappresentanti della Sovrintendenza, della Compagnia di San Paolo, della Fondazione Magnetto e soprattutto i volontari che assicurano le visite al complesso abbaziale.
Bruno Andolfatto