I Cattolici Popolari dopo il Pd
Come in una favola… c’era una volta l’Ulivo. Con un’altra possibile puntata che comincia così : ‘c’era una volta il Pd’. Certo è che la corsa alla Segreteria del Partito Democratico, almeno fino a che le telecamere non si sono accese sui gazebo, non ha scatenato grandi passioni ed è stata percepita dai più come lontana, estranea alla vita quotidiana, ai problemi e alle urgenze delle persone, alle tensioni della società. Intorno al rito chiamato ‘primarie’, fino all’esito sorprendente della vittoria di Eddy Schlein, è prevalso un sentimento di indifferenza.
Il milione di votanti e la prima donna a capo del partito di centro(?)-sinistra non possono però eludere una domanda: che cos’è oggi e cosa avrebbe dovuto essere il Pd?
Nel 2007 era percepito come una novità; il tentativo di una sana ‘contaminazione’ tra famiglie ideali, tra appartenenze diverse; un luogo, una comunità capace di far confluire storie e militanze a lungo divergenti con l’obiettivo – dopo la caduta del Muro, il superamento delle ideologie e gli anni di tangentopoli – di cercare orizzonti e contenuti comuni e direzioni condivise.
Poco o nulla di tutto questo è accaduto, in un percorso politico che ha dapprima assecondato la personalizzazione della politica, seguito i vizi di un ‘correntismo’ sul modello della vecchia ‘balena bianca’, e poi tentato di inglobare i populisti del terzo millennio, che, dopo aver a lungo dileggiato e insultato il vituperato ‘ piddì’, l’hanno preso prima sottobraccio per poi tentare di cannibalizzarlo. Non sono mancati altri difetti, come l’essere il partito più delle ‘Ztl’ (il famigerato establishment) che delle periferie e delle classi meno abbienti, oppure come l’essersi ritagliato il vestito, l’immagine e la sostanza (non necessariamente negative) del partito ‘della responsabilità’ fino al punto, però, di perseverare nell’assumere ruoli di governo pur con un’investitura elettorale che definire debole è un eufemismo.
Non in modo secondario si pone la questione della carta di identità: chi é,o ggi, il Pd? Da dove arriva? Dov’è diretto?
Qualche settimana fa, in una rassegna stampa mattutina su Rai News 24, il politologo Gianfranco Pasquino legava le vicende di questo partito con il filo storico (rosso, verrebbe da dire) ‘Pci- Pds- Ds- Pd’. Nulla di più, nulla di meno. E gli altri? Gli ecologisti, i liberali, i cattolici democratici ex o ancora Popolari? Neanche l’ombra. Difficile dire se sia un difetto narrativo o se, invece, sia esattamente la narrazione che si evince dai fatti e che cancella o riduce all’insignificanza proprio l’esperienza dei Cattolici democratici. Un mondo che, tanto per fare un esempio, esprime Sergio Mattarella, l’uomo del Colle. Un mondo che, dentro il Pd, pare ormai relegato al ruolo di ‘tappezzeria’, un po’come accadde a pur autorevoli personalità che negli anni ’70 vennero candidate nelle liste del Pci. O ad altre figure chiamate negli anni successivi a salvare la baracca quando incombevano le elezioni e chiamate addirittura, come accadde in due occasioni a Romano Prodi, ad assumere la leadership della coalizione, salvo essere allontanati quando il potere sembrava gestibile in modo più… diretto.
Domande che richiamano il tema evocato da La Valsusa, il giorno dopo le elezioni di settembre vinte dalla destra. Ha ancora un senso, oggi, parlare di apporto dei cattolici sulla scena politica? Si avverte ancora, nel 2023, l’attualità e l’esigenza di un appello di sturziana memoria ‘ai liberi e ai forti’?
Domande che poniamo anche ai ‘cattolici impegnati’ dei nostri territori, nella convinzione che il mondo (e il voto) cattolico è da sempre diviso in due: i cattolici democratici, attenti alla solidarietà e alla giustizia sociale che (fino ad oggi) si sono riferiti al Pd e i clerico conservatori, o cattolici di destra, difensori dei cosiddetti valori non negoziabili, riferiti a una visione ‘tradizionale’ del mondo, della società e, perché no, anche della politica.
Lo spiega bene Alessandro Risso in un suo scritto: “La divisione in due del mondo cattolico va acquisita come un dato di fatto: la stagione della Dc, che riuscì a mantenere compatto, dietro lo scudo crociato, quasi tutto il mondo cattolico, è stata il frutto irripetibile dell’epoca della Guerra fredda. E anche i pochi che vagheggiano il ritorno di un partito “dei” cattolici, sono di fatto interlocutori inutili, in quanto fuori dal mondo”.
Resta da capire quale apporto potranno (e vorranno) dare, e con quali forme, i cattolici (‘democratici’ in un polo, ‘conservatori’ nell’altro) a quella politica che, come ribadito da più di un Papa, resta pur sempre la forma più alta di carità.
Bruno Andolfatto