Quella piccola Betlemme chiamata Vaie
E’ sabato pomeriggio 30 settembre. La chiesa all’interno è affollata e nella piazzetta davanti all’edificio sacro c’è una piccola folla. E’ il primo dei due ingressi di don Antonello Taccori e di don Muchacho Soavina nelle due parrocchie che sono state loro assegnate, Vaie e Sant’Antonino e che si aggiungono a quella di Villar Focchiardo.
Tre comunità per un parroco, appunto, chiamate a vivere insieme l’esperienza della fede.
C’è attesa e commozione. Quasi tutti conoscono don Taccori da parecchio tempo, come Daniela Favro: “Ricordo quando hai accompagnato mio figlio, oggi quarantenne, a Roma alla Giornata Mondiale dei Giovani. Un’esperienza bellissima che avete condiviso”. E poi Anna Maria Maffiodo che ricorda “don Antonello quand’era poco più di un ragazzo. Lavoravo insieme a tuo papà e mi ricordo quando mi diede la notizia del tuo ingresso in Seminario. E oggi sei qui, nostro parroco”.
Ma è il sindaco di Vaie Enzo Merini, nel saluto ufficiale all’esterno della chiesa prima della Messa a raccontare che “questa comunità, in due anni, ha visto l’avvicendamento di due parroci. Diciamo grazie a don Sergio Blandino che ha ridato vitalità alla parrocchia e che ha sempre dimostrato affabilità, disponibilità, semplicità. Adesso però è tempo di guardare avanti, ai giovani che sono il nostro futuro in tutti i campi, compreso quello spirituale. Noi siamo pronti a collaborare”.
Poi la Messa inizia e si dà lettura della nomina di don Antonello Taccori. Il clima è di festa, di commozione, di gratitudine. Nell’omelia il nuovo parroco ringrazia “per l’accoglienza” poi aggiunge: “ Vaie è una piccola terra e tra Sant’Antonino e Villar Focchiardo è un po’ come Betlemme. Una piccola terra, conosciuta per l’acqua buona e per il suo ‘supercanestrello’.
Qui c’è tanta gente che ha voglia di fare, di impegnarsi”. Poi invita a non spaventarsi per la novità di tre paesi, tre comunità, tre parrocchie chiamate a stare insieme. “ E’ un tempo nuovo– dice – e bisogna dire basta ai rimpianti del passato. Dobbiamo accettare questa sfida certi che siamo in mani buone, quelle di Dio. Ci aspetta una nuova primavera; sono certo che nelle tre comunità ciascuno saprà dare il suo apporto, la sua creatività, la sua disponibilità”. Al termine della Messa, ancora festa nella piazzetta con le note della Banda Musicale, gli immancabili canestrelli, tanti abbracci e strette di mano. E poi la frase più ripetuta: “ Benvenuto, don Antonello”.
Bruno Andolfatto