Società & Cultura

Una tartaruga chiamata Europa

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Interviene Franco Chittolina, presidente dell’Associazione per l’Incontro della Cultura in Europa (Apice)


Ho passato 25 anni della mia vita nei Palazzi di Bruxelles, prima al Consiglio dei Ministri poi alla Commissione Europea ”. A parlare è Franco Chittolina, presidente dell’Associazione per l’Incontro della Cultura in Europa (Apice). “Tutti – prosegue – citano, giustamente, l’articolo 11 della Costituzione Italiana laddove si dice che ‘l’Italia ripudia la guerra”.

Il problema? “ Che la seconda parte dell’articolo viene spesso tralasciata ed è un peccato perché spiega benissimo il fondamento dell’Unione Europea. L’articolo 11 della nostra Costituzione, infatti, consente limitazioni di sovranità così da rendere possibile un ordinamento internazionale che garantisca pace e giustizia”.

Quindi per Chittolina c’è un modo per capire i passi in avanti (e quelli indietro) nella costruzione dell’edificio europeo, ed è quella di capire quando i Paesi membri hanno consentito (o rifiutato) limitazioni di sovranità a favore dell’Europa Federale.

Un primo appuntamento, ahinoi mancato, è quello del 1954 quando si è persa l’occasione di costruire la Comunità Europea della Difesa. In quel momento era fattibile, c’era la memoria della guerra ed eravamo solo sei Paesi. Ora la guerra c’è di nuovo, appena al di là dei confini europei ma i Paesi da mettere d’accordo sono 27 e l’impresa appare ardua”.

Chittolina salta avanti di un bel po’ di anni. Eccoci al 1992, anno del Trattato di Maastricht, tre anni dopo l’abbattimento del Muro di Berlino. “Fu quello l’inizio del cantiere della moneta unica”.

Proprio l’introduzione dell’Euro è stato un momento magico dell’unificazione europea anche se, per citare Carlo Azeglio Ciampi ha mostrato “un Europa ‘malata di zoppìa’ perché alla moneta unica non ha segnato compiutamente una politica economica comune”.

Siamo al 2005, anno dell’ambizioso progetto di costruire una Costituzione Europea. E cosa è successo? “Che a bocciare il tentativo, fortemente ispirato al disegno di Altiero Spinelli, non sono stati Paesi sovranisti come Polonia e Ungheria (che allora non erano nella Ue) ma due paesi fondatori dell’Unione Europea come Francia e Olanda”.

Un parziale recupero arriva nel dicembre 2009, “con il Trattato di Lisbona che, con le cosiddette dette ‘di passerella’ potrebbe consentire di mettere in discussione, su alcuni punti limitati, il voto all’unanimità che è la vera trappola infernale dell’Unione Europea. Quelle clausole esistono, manca la volontà di metterci mano per colpa dei Governi nazionali”.

Passa qualche anno e siamo al luglio 2020, “ momento straordinariamente federativo che coincide con la creazione del primo debito comune europeo che permette di rispondere insieme alle crisi (siamo negli anni del Covid). Da qui è nato il nostro PNRR (piano nazionale di ripresa e resilienza) che, sappiamo, non sta andando molto bene e che, se avrà esito negativo, rischia di essere una bella occasione sprecata. Speriamo non accada”.

Ma il tema forte di questi anni è rappresentato dalle sfide ambientali, tema forte della campagna elettorale europea. “Nella legislatura che sta per finire la politica ambientale ha segnato passi federativi importanti. Certo, il Green Deal e le misure messe in piedi sono sotto pressione perché si scontrano con problematiche economiche e sociali di difficile soluzione”.

Poi c’è l’immigrazione “e qui basterebbe leggere l’articolo 79 del Trattato di Lisbona che dice: ‘l’Unione Europea sviluppa una politica di integrazione ”. Considerazione di Chittolina: “Esigere di più dalla Ue è possibile ma a patto che gli Stati membri la lascino lavorare e non tentino ogni giorno di assassinarla”.

Conclusione: “ In quasi 70 anni di cammino la Ue ha fatto passi importanti e le cose da fare non mancano come, per esempio, rafforzare il Parlamento Europeo dandogli effettiva capacità di legiferare. E poi la Commissione Europea dovrebbe avere più coraggio ad esempio vigilando sul rispetto del diritto comunitario e su questo ha tardato a farlo nei confronti Polonia e Ungheria. Per non parlare di altri fonti su cui intervenire con limitazioni di sovranità e più poteri all’Europa come nel fisco, della difesa e nella sicurezza”.

Certo, parlando di Europa unita, conclude Chittolina “l’impressione è un po’ quella di vedere una … tartaruga. Va lentamente e ci vuole molta pazienza, non la si può costruire in pochi anni quando per secoli in Europa ci siamo letteralmente ammazzati”.

E che dire delle tendenze sovraniste? “ Luigi Einaudi era terrorizzato da chi sosteneva la ‘sovranità perfetta’; bisognerebbe raccontare che questa è il mostro che genera le guerre e non dimenticarlo mai”.

Bruno Andolfatto

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