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AAA Cercasi futuro per l’Unione Europea

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Oltre gli egoismi nazionali e i sovranismi il senso storico del progetto di unificazione del continente

Il conto alla rovescia dice -8. Sono i mesi che mancano alle elezioni per il nuovo Parlamento Europeo. Un appuntamento storico, visto che i risultati del voto delineeranno il futuro del processo di unificazione europea. Saranno elezioni dall’esito più che mai incerto il cui responso dirà se il sogno europeo potrà proseguire il suo cammino o se segnerà una battuta d’arresto provocata dal possibile prevalere di tendenze sovraniste e nazionaliste.

Di qui la necessità di interrogarsi su alcune domande: a che punto è l’Europa? Quali sono le motivazioni che hanno determinato l’inizio del processo di unificazione europea nato sulle ceneri della seconda guerra mondiale? E poi: quali sono i temi, i problemi, le opportunità dell’Europa unita? Ha un futuro il sogno europeo? Domande intorno alle quali si muoverà il seminario sul tema “Prospettive dell’Europa”, in programma martedì 10 ottobre alle 17, nel Polo del ‘900, promosso dalla “Miniera Culturale” (gruppo di volontari nato con l’intento di promuovere la cultura in periferia) insieme al Centro Einstein di Studi Internazionali (Cesi) e all’Associazione per l’Incontro della Cultura in Europa (Apice).

Un primo assaggio dei temi trattati si è avuto qualche settimana fa, in occasione di un incontro ‘a porte chiuse’ con i relatori del seminario: Lucio Levi del Cesi, Franco Chittolina e Luca Giordana di Apice.

Per Lucio Levi, “ la costruzione dell’Unione Europa è un lungo processo che ha imboccato una strada ormai irreversibile e il fatto straordinario è che sia cominciato appena nove anni dopo la fine di una guerra che ha dilaniato la stessa Europa”.

Ma il punto, aggiunge Levi, è che questo processo è strettamente connesso alla crisi degli stati nazionali. Un fatto più che mai visibile ai nostri giorni “ con il potere decisionale degli stati emigrato al di fuori dei loro confini versi altri centri di potere: le multinazionali diventate più potenti degli Stati, i giganti del web ormai incontrollabili dai governi nazionali”. Risultato: “ Il governo dell’economia è ormai controllato da centri di potere che, nel gergo della politica, sono definiti attori non statali”.

Per non parlare della sicurezza “ che da tempo non è più controllata dagli Stati nazionali ma è governata dalle grandi potenze di dimensione continentale e macroregionale”.

Insomma, per Levi, “ siamo di fronte a un passaggio epocale, quello dagli Stati nazionali agli Stati multinazionali o macroregionali; siamo di fronte a un processo di unificazioni tra Stati nazionali che ha come obiettivo la realizzazione della pace tra comunità politiche indipendenti”.

Del resto, ricorda Levi, è Immanuel Kant nel suo saggio “Per la pace perpetua” (1795) “ a sostenere che l’aspirazione antica alla pace universale si può realizzare attraverso il federalismo e le istituzioni federali”. E questo accade quando gli Stati federali decidono di limitare la propria sovranità a favore di un governo sovranazionale.

Un processo storico cominciato secoli fa con le Città Stato, proseguito con la nascita degli Stati nazionali e poi con il federalismo in fase di attuazione nell’Unione Europea. “ Un processo storico che si collega all’evoluzione delle istituzioni democratiche, dalla democrazia assembleare della Grecia Antica, alla democrazia rappresentativa nata in Inghilterra dopo la rivoluzione del 1689, alla democrazia federale che stiamo cercando di realizzare in Europa ”.

Così il Parlamento Europeo, spiega Levi, “ è espressione di questa innovazione della democrazia che si estende in uno spazio in passato occupato dallo scontro anche violento tra gli Stati nazionali. La Federazione degli Stati permette di fare un passo avanti nella costruzione della democrazia e nell’espulsione della violenza nelle relazioni politiche e fa intravedere un mondo nel quale diritto e democrazia regolino le relazioni fino ad oggi oggetto dello scontro diplomatico e militare tra gli Stati”.

Unione Europea figlia della crisi degli Stati nazionali, quindi. Nata non a caso dopo la seconda guerra mondiale come “ esigenza di creare uno spazio politico ed economico di dimensioni continentali”, realizzando “ l’unità dell’Europa con strumenti pacifici”.

Oggi, prosegue Levi, “ in questo processo di unificazione gli Stati nazionali continuano in qualche modo a sopravvivere; cercano di aiutarsi gli uni gli alri in un processo di integrazione economica”. Poi ci sono “ le istituzioni come il Parlamento Europeo, la Corte Europea di Giustizia e tante altre che prefigurano i pilastri di una statualità europea”. Insomma, “ il processo verso l’unificazione europea è l’ultima fase della crisi degli Stati nazionali che terminerà con la Federazione Europea”. Che però prefigura un altro sogno: quello di una “ federazione mondiale capace di portare la pace su tutto il globo terrestre secondo il disegno kantiano della pace perpetua”.

Utopia? Forse ma sono i sogni che guardano al futuro a far camminare l’umanità.

Bruno Andolfatto

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