Politica

Comuni, elettori in… condominio

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ELEZIONI COMUNALI travolte dalla noia, appassionanti quanto un’assemblea di condominio? 

In alcuni casi sembra proprio così, soprattutto nei paesi (e in valle non sono pochi) che vedono “correre” un’unica lista e un solo candidato sindaco. Succede a Borgone, San Giorio, Villar Focchiardo, Vaie, Rubiana, Cesana e il fenomeno è andato a meno uno dal toccare Meana e San Didero, dove il tentativo del buon Alessandro Vacchiotti di rifondare la Democrazia Cristiana ha scongiurato la presenza di una lista unica dal sapore vagamente bulgaro. 

Ma la dialettica politico-amministrativa è stata a rischio anche in alcuni paesi più … cospicui, come Almese, Condove e Sant’Ambrogio, centri nei quali una compagine alternativa a chi ha manovrato negli ultimi cinque anni le leve del potere si è manifestata solo in zona Cesarini, pochi giorni se non poche ore prima della scadenza dei termini. 

Qual è dunque il problema di paesi come Rubiana, che hanno visto ridursi la competizione elettorale dalle tre liste che si scontravano nel 2014 alla corsa solitaria di Gian Luca Blandino, il sindaco che tra i primi atti dello scorso mandato ha messo il trasferimento armi e bagagli del suo Comune dalla bassa Valle di Susa nella vicina Unione Montana Alpi Graie? Qui, come altrove, quella che a prima vista è parsa una soluzione, con la convergenza di esponenti delle vecchie minoranze nella compagine che amministra il paese, in realtà si è trasformato in un problema di democrazia, di rappresentatività e di dialettica. E’ successo a Rubiana ma, tanto per non far nomi, anche a San Giorio mentre a Borgone è proprio l’esperienza amministrativa pluriennale di un sindaco come Paolo Alpe a non aver trovato sbocchi e prospettive.

Va detto, per onor di cronaca, che almeno un avversario i candidati che correranno in solitaria ce l’avranno, e si chiama quorum. Già, perché la legge dice che se non andrà a votare almeno il 50 per cento degli aventi diritto, la votazione è nulla, arriva il Commissario Prefettizio e le bocce si tirano indietro. Punto e capo. Qualche maligno insinua che sia proprio questa la carta su cui puntano alcuni personaggi di lungo corso, rimasti (apparentemente?) alla finestra. Staremo a vedere.

Un po’ ovunque sembra quasi che da scontro (o confronto) tra famiglie politiche, le elezioni comunali col tempo si siano via via trasformate in scontro (e basta) tra famiglie o tra piccoli “clan”, in banali regolamenti di conti

Insomma, il frutto di un impoverimento delle proposte politiche, di una visione che, complessivamente, non va oltre il cartello segnaletico del proprio comune e, nel migliore dei casi, nei confini della valle di Susa. Visione pessimistica? Può darsi.

C’è poi un altro aspetto da considerare. Ha ancora senso tenere in piedi Comuni capaci, allo scadere dei cinque anni amministrativi, di esprimere una sola lista di candidati? O la presenza di un solo concorrente alla fascia tricolore dimostra proprio la fragilità di un sistema da rinnovare?

Negli anni scorsi non è mancato chi ha avanzato, anche in valle di Susa, l’ipotesi di procedere alla fusione in un solo Comune di più paesi. Lo ha fatto Danilo Bar, sindaco di San Giorio, che aveva dato vita qualche anno fa a una sorta di consulta tra il suo paese, Bussoleno, Mattie Chianocco e Bruzolo. “I cinque Comuni di Bussoleno e dintorni, riuniti in un solo grande Comune – sosteneva Bar – messi insieme farebbero qualcosa come 11.090 abitanti. Il secondo Comune valsusino dopo Avigliana”. 
La stessa proposta era stata avanzata da Mauro Carena che, qualche tempo fa, proponeva la fusione dei Comuni della Valmessa (Almese, Villar Dora, Rubiana). La novità, però, è che lo stesso Carena in queste elezioni ha pensato bene di candidarsi a Moncenisio, uno dei più piccoli Comuni d’Italia e chissà se pensa ancora che i piccoli comuni debbano “fondersi” con i più grandi.

Un caso emblematico, guardando la cartina della valle, lo troviamo nella zona di S.Antonino.

Qui un pachiderma come il sistema scolastico ci è arrivato prima, superando il problema della frammentazione e della dispersione delle risorse con la creazione degli Istituti Scolastici Comprensivi. Al Comprensivo di Sant’Antonino, oltre al comune capofila (4 liste alle Comunali), fanno riferimento Borgone( 1 lista), San Didero (2 liste), Villar Focchiardo (1 lista), Vaie (1 lista). 

La domanda delle cento pistole è la seguente: perché i cinque Comuni non imitano la scuola e si “fondono” in unico Comune per unire le forze, ottenere interessanti incentivi (anche sulle risorse finanziarie), aumentare l’efficienza dei servizi e (chissà) dar vita a elezioni comunali un po’ meno ripetitive, noiose e più coinvolgenti e appassionanti? 

O l’unica prospettiva continuerà ad essere il proprio orticello e, quando va bene, il proprio campanile? Ai posteri… 

BRUNO ANDOLFATTO

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