cronaca

Giovani in piazza per salvare la terra

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Nel 2050 non esisteranno più le Maldive: 
poco importa, andremo in Sardegna 
a festeggiare le vacanze estive. 
Sommersa l’Olanda, scomparsa Venezia: 
poco male questo mare così dolce senza sale, 
diluito così tanto che lo possiamo imbottigliare”.
Sono i versi di una canzone (“La punta dell’iceberg”) cantata dal gruppo Eugenio in Via di Gioia al termine della manifestazione “Fridays for future ”, venerdì 15 marzo in piazza Castello.
Non pensiate che l’ormai vecchio cronista sappia qualcosa di queste nuove tendenze musicali. Anzi: se le è dovute far spiegare nei dettagli dalla nipote, Beatrice Andolfatto (Liceo Linguistico Pascal di Giaveno), che ha solcato le strade di Torino insieme ad altri 40 mila giovani per reclamare soluzioni ai cambiamenti climatici che rischiano di spazzare via il nostro pianeta. 
Proprio lei (sia perdonato il nepotismo del cronista) ci dice che  
è stata una manifestazione davvero bella; l’aggettivo sarà banale ma rappresenta bene quello che ho vissuto insieme a 40 mila ragazzi. Mi sono piaciuti i cori e l’organizzazione dei giovani del collettivo di “Friday for future”, tutti bravissimi nel gestire questa grossa massa di persone. 
E poi le persone che ci hanno espresso il loro consenso dai balconi e dalle finestre. 
Un signore ci ha sporto un cartello con la scritta “Viva voi che siete il futuro”. 
Mi è piaciuta la partecipazione dei bambini delle scuole per l’infanzia che urlavano i loro slogan con i cartelli in mano: loro in effetti sono il futuro prossimo mentre noi siamo già il futuro anteriore”.
Già il futuro dell’umanità che dice a chi li ha preceduti: ma che ne avete fatto di questa terra? Urge rimediare. 
“E comunque – si arrabbia Beatrice – mi hanno dato molto fastidio le foto ‘bufala’ con la carta per terra che poi si sono rivelate foto vecchie. Io c’ero e posso giurare che la piazza era pulita e che non abbiamo manifestato per niente”.
Cerchiamo rifugio nelle parole di un collega, cinquantenne pure lui. E’ Sante Altizio a raccontare che 
venerdì in piazza c’erano i miei figli e i figli di molti dei miei amici. Andavano tutti in piazza grazie a Greta, della quale, lo confesso, non sapevo nulla o quasi, fino a qualche giorno fa. 
Saperli in piazza non al seguito di qualche pifferaio magico, travestito da sovranista o da anarchico, mi ha riempito il cuore di un ottimismo che pensavo perduto per sempre. 
Noi abbiamo fallito, sia chiaro. 
Abbiamo costruito un mondo che non ha saputo crescere chiedendosi se quello che stava facendo fosse sostenibile o meno, se la terra sulla quale ambiamo a vivere ancora a lungo, potesse reggere il nostro ritmo di consumo”. 
I pensieri di Sante Altizio sono concreti: 
“Per me fare la differenziata è una fatica, usare l’acqua con criterio quando mi lavo i denti una rarità, mi rendo conto di avere un’impronta ecologica pachidermica. 
Sono cotto, decotto, finito. 
Ci devono pensare i miei figli e la loro generazione. Sono ingenui? Forse, ma visto che noi genitori siamo dei pirla, viva l’ingenuità dei nostri figli. 
Spero che il tema della sostenibilità ambientale diventi anche il perno del loro impegno sociale, delle scelte più o meno grandi che faranno da oggi. Mi sono sentito felicemente vecchio, 
superato, bolso. 
Venerdì in piazza sono scese in piazza giovani donne e giovani uomini assai migliori di me”.
E che il clima sia “un affare nostro” lo hanno detto anche le classi della scuola primaria di Almese che hanno sensibilizzato i cittadini del paese. In particolare gli alunni delle classi 5 A e 5B della scuola primaria Mons. Spirito Rocci, raccontano due allievi (Nicola e Carola), “hanno riflettuto sull’importanza di impegnarsi per il futuro dell’ambiente e hanno llustrato dei cartelloni da appendere fuori dalla scuola per sensibilizzare i cittadini ai problemi causati dal cambiamento climatico. In ogni cartellone è stato disegnato il viso di Greta Thumberg, l’attivista norvegese quindicenne che ha iniziato a manifestare per difendere in nostro pianeta”.
Torniamo in piazza a Torino e incontriamo Alarico Rolando, studente del Liceo Rosa di Susa:
Eravamo in piazza per ricordare al mondo dei grandi, a chi oggi ha la possibilità di agire,
 che non sta facendo abbastanza, anzi, non sta facendo nulla. 
Il cambiamento climatico, dovuto alle attività umane, sta causando un progressivo riscaldamento della crosta terrestre, con tutti i danni ed i pericoli che ne conseguono. 
La situazione é drammatica e rimangono solo 11 anni per dimezzare le emissioni di CO2 ed avere ancora la possibilità di invertire la rotta dei cambiamenti climatici.
A Torino eravamo migliaia, centinaia solo dalla Val Susa. Era una piazza colorata, al di là di bandiere ed ideologie, vivace e consapevole. 
Era la piazza della speranza, di chi non si è ancora arreso al cinismo di un’economia che pensa agli utili di pochi a discapito del mondo 
in cui tutti vivono. 
Era la piazza dei sorrisi, dei volti pitturati di verde, dei canti, dei balli. 
Era la piazza di chi il futuro lo vede ancora tutto davanti a sé, e per questo vuole prendersene cura”.
Infine non solo giovani, ragazzi e bambini ma anche anziani. Così il “ Friday for future” non è andato in scena solo nelle piazze delle principali città. A Giaveno, una manifestazione in piccolo si è svolta la mattina di venerdì 15 nel cortile della Residenza Immacolata, dove gli anziani ospiti sono scesi, con tanto di cartelloni, uniti nella stessa lotta dei giovani per salvaguardare il pianeta. “ A nome dei nostri nonni, – fa sapere Serena, una delle animatrici – lancio un messaggio di solidarietà e condivisione di intenti. Il nostro futuro è nelle nostre mani”
BRUNO ANDOLFATTO

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