3000 imprenditori per dire Sì alla Tav
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TORINO – Tremila imprenditori sono arrivati nel pomeriggio di lunedì 3 dicembre da tutta Italia alle Ogr, le ex Officine Grandi Riparazioni di Torino (dove dal 1895 al 1992 si riparavano i treni) per partecipare alla manifestazione indetta per sbloccare la realizzazione della nuova linea ferroviaria Torino-Lione.
Ad organizzare l’appuntamento 12 associazioni d’impresa, che complessivamente rappresentano 13 milioni di lavoratori e oltre il 65% del Pil. Tema dell’incontro: “Infrastrutture per lo sviluppo. Tav, l’Italia in Europa”. In prima fila i presidenti nazionali di Confindustria, Casartigiani, Ance, Confapi, Confesercenti, Confagricoltura, Legacoop, Confartigianato, Confcooperative, Confcommercio, Cna e Agci.
Al centro della discussione il documento firmato dalle organizzazioni imprenditoriali per ribadire il “Sì alla Tav”, “alle grandi infrastrutture strategiche”, “al futuro, allo sviluppo e alla crescita sostenibile”.
“ Le imprese italiane – sottolineano nel documento – sostengono da sempre l’importanza dei corridoi europei e delle grandi opere che li realizzano, in quanto una grande rete comune di infrastrutture logistiche e di trasporto è uno strumento essenziale per l’integrazione economica e sociale dell’Unione e nell’Unione Europea”.
“ Vogliamo e sogniamo un’Italia protagonista, forte e competitiva – si legge nel documento – e puntiamo ad una società inclusiva, grazie anche a infrastrutture che riducano la marginalita”.
“ L’Italia non può danneggiare se stessa e l’Europa, mettendo in discussione un disegno di Rete Comune condiviso e finanziato da tutti gli Stati Membri e dalle Istituzioni Comunitarie, dopo decenni di confronto”.
Le associazioni dicono sì alla Tav “ perché senza la Torino-Lione, non esisterebbe il Corridoio Mediterraneo, che collega l’Europa dalla Spagna all’Ungheria al di qua delle Alpi; perché la quota di finanziamento più rilevante per coprire il costo della sezione transfrontaliera sarà a carico dell’Unione Europea e quella a carico dello Stato Italiano è già stata tutta impegnata programmaticamente e non avrebbe impatti negativi sui saldi di finanza pubblica”. E inoltre “ perché, a conti fatti, completare la Torino- Lione costerebbe meno che non realizzarla, a causa della restituzione dei finanziamenti ricevuti, della perdita di opere già realizzate non più utilizzabili, dei costi della rescissione di contratti già sottoscritti e di quelli per la messa in sicurezza, il ripristino del territorio allo status quo ante e l’adeguamento, comunque parziale e insufficiente, dell’attuale Linea Ferroviaria Storica rispetto agli standard europei”.
Inoltre, ribadiscono le associazioni datoriali “ senza la Torino-Lione il trasporto di merci su tutto il Versante Ovest dell’Arco Alpino diventerebbe meno competitivo e più costoso”. E poi realizzare la Torino-Lione “ ridurrebbe il transito stradale di quasi un milione di veicoli pesanti l’anno, con una riduzione di emissioni inquinanti stimate in 3 milioni di tonnellate equivalenti di CO2, pari a quelle di una città di 300mila abitanti” e l’entrata in funzione della linea sarebbe “in
grado di avvicinare l’Italia all’Europa, collegando Milano a Parigi in 4 ore e mezza, a Barcellona in 6 ore, a Londra in 7 ore”.
Il documento sottolinea inoltre l’impatto occupazionale ed economico dell’opera: “ nel periodo più intenso di costruzione 2020-2027, può stimolare, direttamente e indirettamente, una crescita economica di 11,3 miliardi di euro che, al netto dei costi di investimento, equivale a quasi 1 miliardo l’anno, con un’occupazione aggiuntiva di circa 5.000 unità l’anno”.
Ragioni quelle espresse nel manifesto di Torino di cui è “ convinta la maggioranza del Paese, che per quasi il 60% é favorevole alla Torino-Lione e alle altre Grandi Opere Strategiche”.