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“Non lavori alla domenica? Ti trasferiamo a cento chilometri da casa”

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Lei abita a Susa, è sposata, ha due figli e, da più di 12 anni lavora come commessa nel reparto ortofrutta dell’Eurospin di Susa. E’ apprezzata da tutti – colleghi e clienti – per la gentilezza e la professionalità. Un po’ meno dai vertici organizzativi della catena che a metà dicembre le fanno un bel (si fa per dire) regalo di Natale e le ordinano: “Tu domenica 31 dicembre devi venire a lavorare”. Lei dice: “ Mi dispiace ma proprio non posso. Ho già preso degli impegni con la mia famiglia”.

Stando a chi ha assiste alla discussione, i toni sono accesi. Il capoarea non ammette repliche: “E allora – dice perentorio – da lunedì 18 tu sei trasferita a Cuorgnè”, a 100 km di distanza da Susa. 
La commessa è disorientata, allibita, non sa cosa fare. Arriva a casa la sera e chiama Sabatino Basile, segretario della Fisascat-Cisl, la categoria dei dipendenti del commercio. 
“La signora – spiega il sindacalista – mi ha esposto il problema e io ho subito chiamato il capoarea che ha cercato di dirmi che il trasferimento corrispondeva a un’esigenza dell’azienda. Ovviamente non l’ho bevuta e gli ho ribattuto che era una ritorsione per il rifiuto della lavoratrice di lavorare alla domenica e che, comunque, l’azienda non può fare trasferimenti di questo tipo se non per situazioni di calamità”.

Basile richiama la donna e le consiglia di non andare a Cuorgnè e di presentarsi regolarmente lunedì 18 al suo posto di lavoro (Susa).

Cosa che lei fa. Il 18 entra nel supermercato segusino alle 7.30 in punto ma succede qualcosa che, secondo i testimoni (delegati sindacali) si avvicina abbastanza al finimondo. “Il capoarea affronta la donna in modo brusco – racconta Sabatino Basile – e le consegna la lettera ufficiale con cui l’azienda la trasferisce a Cuorgnè. A quel punto la lavoratrice va in ansia, ha una vera e propria crisi di panico, si sente male, sviene tra i banchi del supermercato”.

I colleghi chiamano l’ambulanza. La donna viene portata al pronto soccorso, dove la calmano, la curano e la trattengono per un giorno. “E’ lo stesso referto del medico – spiega Basile – a mettere in relazione il malessere della donna con quella che ha tutte le caratteristiche di un’aggressione verbale, psicologica”.

Il sindacato Fisascat prende l’iniziativa e contatta l’assessore delle pari opportunità Monica Cerutti: 
“Credo che la lavoratrice di Susa sia ingiustamente oggetto di un atto di discriminazione. In situazioni analoghe la giustizia ha comunque dato ragione ai lavoratori. Sono però necessari interventi generali più che rincorrere i singoli casi”, è il suo primo commento. 
Poi la decisione di convocare in Regione i rappresentanti della Fisascat venerdì 9 gennaio alle 15. La Fisascat parte subito con la mobilitazione. “ Proprio in quei giorni, il 22 dicembre – spiega Basile – è previsto uno sciopero nazionale per sollecitare il rinnovo del Contratto Nazionale di Lavoro, scaduto da qualche anno”
A Susa viene messo in piedi un presidio, proprio davanti alla sede dell’Eurospin. “I colleghi ma anche i clienti ci appoggiano e dimostrano la loro solidarietà nei confronti della lavoratrice che, nel frattempo, si è presa una settimana di mutua. A Susa è conosciuta, sanno che la sua situazione non è facile, che suo marito ha qualche difficoltà, visto che lavora in un’azienda che naviga non in buonissime acque. I clienti la conoscono e l’apprezzano e si dimostrano dispiaciuti per quanto è successo”.

E adesso? “ Come Fisascat abbiamo avviato un’azione politica per sensibilizzare le istituzioni su casi come questi che, purtroppo, sono più frequenti di quanto si immagini, e con i nostri legali stiamo anche valutando di avviare un’azione legale per mobbing”.

Ma dal punto di vista delle regole la situazione come si configura? “La lavoratrice – spiega Basile – è stata assunta prima che entrassero in vigore le norme sulle liberalizzazioni del commercio e le aperture domenicali e festive stabilite dal Governo Monti”
Per Basile la situazione è chiara: “Chi è stato assunto prima del 2011 non può essere costretto a lavorare alla domenica e nei festivi. Certo, può farlo volontariamente ma non è legittimo costringerlo. E’ probabile che Eurospin patisca la sindacalizzazione dei dipendenti che, da un po’ di tempo, la nostra organizzazione ha promosso e il fatto che i lavoratori abbiano iniziato ad alzare la testa e a non dire sempre signorsì”.

Quel che è successo a Susa, secondo Basile, sarebbe quindi l’apice di un conflitto che non ha trovato ancora uno sbocco positivo: “Eurospin, a livello nazionale, non dialoga con i nostri vertici sindacali e, da qualche tempo, i capiarea hanno iniziato ad avere atteggiamenti più “duri” nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici”.

Certo, la situazione si colloca in un quadro, nazionale e locale, che vede diffondersi sempre più le aperture domenicali e festive e, in alcuni casi, anche notturne come al Carrefour di Chianocco. “ Con gli altri Gruppi della Grande Distribuzione però i rapporti sindacali sono più… distesi, si dialoga, si cercano punti di intesa”. 
Per Basile fa riflettere che l’episodio di Susa sia accaduto “48 ore dopo l’appello di Papa Francesco alle istituzioni e al mondo dell’economia affinchè sia rispettato il diritto dei lavoratori al diritto del riposo domenicale e festivo per stare con la propria famiglia”
Parole che dovrebbero far riflettere tutti: politici, istituzioni, sindacato e tutti noi, che dei centri commerciali siamo clienti.

Bruno Andolfatto

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