Senza categoria

Foietta: “Sì Tav o No Tav, parlerò con tutti i sindaci”

0 0
Read Time:6 Minute, 14 Second
Paolo Foietta

Ricucire con il territorio, dialogare con tutti i 50 comuni interessati dalla Torino-Lione, compresi i 17 sindaci contrari capeggiati dal primo cittadino di Susa Sandro Plano. Paolo Foietta, neo Presidente dell’Osservatorio sulla Torino-Lione e commissario di Governo per l’opera, l’obiettivo ce l’ha chiaro in mente: riprendere il dialogo con tutti: “Per me – dice – non esistono Comuni Sì Tav e Comuni No Tav. Esistono solo i problemi del territorio, da affrontare insieme”.
Partendo, però, da un programma chiaro: “Fino ad oggi – spiega – molto tempo è stato dedicato a trattare le questioni della sezione transfrontaliera (con il tunnel Susa St.jean de Maurienne). Quella fase si è chiusa, il progetto definitivo è stato approvato e c’è da gestire la fase dei cantieri. Adesso dobbiamo ragionare sulla parte nazionale, quella che parte da Bussoleno e va fino al raccordo la Torino-Milano, a Settimo Torinese”.

Con quale approccio intende riannodare il confronto, in particolare con i comuni della bassa valle, ostili alla Torino-Lione? 

“Lo ribarisco, per me non esistono comuni “si tav” e comuni “no tav”. Esistono i problemi espressi dal territorio e da quelli intendo partire, sapendo che la fase ideologica (almeno per quanto mi riguarda ) è trascorsa e superata e che le scelte sul fare o non fare la Torino-Lione in questo momento non sono nella disponibilità del presidente dell’Osservatorio e del Commissario di Governo ma sono state già fatte. Adesso bisogna discutere i problemi e le opportunità che si pongono con la realizzazione dell’opera. Per farlo serve un approccio concreto, non ideologico, che è quello che, da sempre, ho avuto con i Comuni su ogni questione, dalle alluvioni, ai rifiuti, alla viabilità”.

L’opposizione  all’opera in valle rimane forte e anche una certa ostilità alle cosiddette compensazioni, che  vengono viste come … soldi maledetti. Con quale strategia intende riprendere a dialogare?

Confrontandomi  sui problemi del territorio,  che prescindono dalla realizzazione della linea che però può aiutare ad affrontarli e a risolverli. E questi problemi si chiamano lavoro, occupazione, mancanza di ricchezza, età media dei cittadini, inclusione ed esclusione sociale.  Io sono per lasciare da parte le ideologie, per ricominciare dalle questioni concrete, per vedere se siamo in grado di discutere, confrontarci, affrontarle e superarle. Un esempio per tutti? Il dissesto idrogeologico: La soluzione dei problemi di Susa, di Bussoleno, del Cenischia e di molte altre parti fragili del territorio possono essere affrontati nella logica di un’opera che ha bisogno di mettere in sicurezza sé stessa e che, mentre fa questo, mette in sicurezza il teritorio che attraversa. Io credo che si possa e si debba fare”. 

Però la soluzione di questi problemi andrebbe ricercata in ogni caso e non dovrebbe essere legata alla costruzione di una grande opera. Ha presente lo slogan su quel che si potrebbe fare con un metro di Tav?

Sì, ce l’ho presente. Però tutti i territori hanno problemi da risolvere e non si vede perché alla valle di Susa dovrebbero essere riconosciute più risorse  che ad altri. Se questo avviene non è per una condizione astrale favorevole ma perché il territorio è interessato da una grande opera; ed è per questo che,  in valle, si stanno concentrando parecchie risorse. Possiamo decidere di far finta che non esistano, possiamo decidere di utilizzarle male (e in passato per altre grandi opere è avvenuto), oppure possiamo pensare di utilizzarle per risolvere i problemi del territorio e per realizzare uno sviluppo economico durevole del territorio.  Si tratta di non dilapidare questa possibilità

Insomma, per parafrasare una nota canzone, tu chiamale se vuoi … compensazioni?

Già, diciamolo. In questo momento possiamo intercettare una quota di risorse in conto compensazioni (la definizione può piacere o meno), quantificata nel 5% dei fondi necessari per realizzare l’opera. Dobbiamo utilizzarli al meglio, senza che ci siano abiure delle posizioni personali ma per uno sviluppo territoriale durevole e per risolvere problemi pregressi che si trascinano da anni

Ci faccia qualche esempio.

Si tratta di riprendere in mano il Piano Strategico messo a punto a suo tempo dalla Provincia e approvato dal Governo. C’è la necessità di dotare il territorio di un’infrastrutturazione materiale e immateriale e qui si va dal trasporto pubblico locale allo sviluppo della rete internet ad alta capacità, alla possibilità di attivare investimenti,  risorse e attività produttive e di ricerca sull’energia (non dimentichiamo che la valle di Susa è uno dei territori che produce più energia). Per non parlare poi della scuola e della messa in sicurezza degli edifici scolastici, con i primi interventi che presto saranno attuati a Susa, all’Istituto Ferrari. E della restituzione di territorio all’agricoltura di cui sono un esempio gli accordi con la Coldiretti. A Susa c’è l’esempio della zona Polveriera che può essere esteso ad altre zone del fondo valle. Insomma, c’è il tema di una grande opera che non solo occuperà suolo ma che potrà anche restituirne alla collettività.

Parliamo di tratta nazionale. Adesso viene il bello, perché i treni, da Bussoleno ad Avigliana passeranno nei centri abitati e bisognerà attenuare il rumore. Come si potrà fare?

In valle e nel movimento No Tav c’è sempre stato il mito che la linea storica, da sola, fosse in grado di “portare” 300 e passa treni al giorno.  Il progetto della parte nazionale, ha per il momento accantonato la soluzione del tunnel dell’Orsiera e, da Bussoleno ad Avigliana, la Torino-Lione si svilupperà proprio sulla linea storica. Io però ho sempre detto che bisognava prestare attenzione al fatto che, a quel punto, un traffico ferroviario consistente avrebbe attraversato i centri abitati della valle. Ora bisogna evitare che questa “concessione” si trasformi in un boomerang e trovare le giuste soluzioni che, in molti casi, sono le barriere antirumore o altre tecnologie, oppure  piccole varianti sempre nello stesso sedime e nello stesso tracciato. Il tema va affrontato al più presto con una progettazione sensata. E quando si supererà, secondo me nel giro di una decina d’anni, il numero di treni prestabilito, dovrà essere valutata con una certa lungimiranza ed efficienza la realizzazione delle altre parti della linea oggi messe da parte, come il tunnel dell’Orsiera.

Poi c’è il tema dello scalo merci di Orbassano.

Che deve diventare l’hub, la porta di connessione di tutto il sistema italiano con l’Europa Occidentale, con la Francia (secondo mercato dell’esportazione italiana), con la penisola iberica (terzo mercato) e con l’Inghilterra. Il valore complessivo di questo interscambio è intorno ai 150 miliardi, superiore a quello con la Germania che si attesta intorno ai 100 miliardi. Ad Orbassano deve avvenire quel che è successo a Verona (Brennero), a Busto Arsizio e a Gallarate (con il Gottardo e  il Loetschberg ). Perché l’operazione riesca bisogna ripensare il sistema industriale che si affaccia sullo scalo di  Orbassano con il recupero di una miriade di capannoni vuoti a Orbassano, Beinasco, Grugliasco. Insomma non è sufficiente progettare uno dello scalo ferroviario con le strutture che gestiranno quasi trecento treni provenienti e diretti in Francia attraverso il tunnel della Torino-Lione, Ma servirà la progettazione di un sistema industriale capace di cogliere questa opportunità. In questo modo la nuova linea non sarà solo un canale per il trasporto delle merci o una servitù di passaggio ma la porta dell’interscambio del sistema industriale italiano con l’Europa Occidentale.               

About Post Author

Happy
Happy
0 %
Sad
Sad
0 %
Excited
Excited
0 %
Sleepy
Sleepy
0 %
Angry
Angry
0 %
Surprise
Surprise
0 %

Average Rating

5 Star
0%
4 Star
0%
3 Star
0%
2 Star
0%
1 Star
0%

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *