Un milione di tir sotto il Frejus? Ferrentino: “Neanche per idea, servono misure per contingentare i mezzi pesanti”
II rischio? Presto detto. Che il Monte Bianco diventi il traforo
“nobile”, quello dedicato ai turisti. E che al Frejus tocchi il lavoro “sporco”, quello dei “plebei” del traffico pesante. E poi, con le due “canne” operative nei due sensi di marcia da aprile 2019, hai voglia di dire che i transiti dei mezzi pesanti non aumenteranno su strade e autostrade della Valsusa e della Maurienne! Lo sostiene pure l’apposita Commissione Intergovernativa che ha raccomandato di non superare la cifra di 4200 tir al giorno, pari a 1 milione e 51 mila all’anno. Così la valle che fieramente si oppone al treno veloce tra qualche anno potrebbe trovarsi letteralmente attaccata alla canna dei gas … di scarico dei tir, per la gioia dei polmoni dei valsusini e dei francesi della Maurienne.
A mettere nero su bianco la questione, lunedì in Regione ci ha
L’incontro in Regione |
provato il Partito Democratico o, quanto meno, quella parte di Pd che non collima esattamente con le posizioni “filo autostradali” espresse da alcuni esponenti del partito di Renzi. Sono stati il consigliere regionale Antonio Ferrentino, il senatore Stefano Esposito, il capogruppo in consiglio regionale Davide Gariglio, la deputata Silvia Fregolent a promuovere lunedì, in Regione, un incontro con i sindaci della valle di Susa e con i consiglieri regionali.
“Non vogliamo imporre numeri – ha detto Ferrentino – ma la
Davide Gariglio e Antonio Ferrentino |
questione va studiata e i limiti vanno posti”. A dire il vero, sottovoce, l’obiettivo c’è ed è quello di fare di tutto (e di più) per mantenere il traffico pesante sui livelli attuali: 666 mila camion in un anno. Al massimo di arrivare ai numeri che c’erano prima della crisi economica quando, nel 2007, dentro il buco autostradale entravano 876 mila tir.
La questione è latente nel dibattito valsusino. Salvo un improvviso
ritorno di fiamma proprio lunedì mattina quando (casualmente?) dagli uffici dell’Unione Montana dei Comuni presieduta da Sandro Plano (sindaco Pd di Susa, su posizioni No Tav) parte un lungo e articolato comunicato sulla questione che si conclude con alcune richieste rivolte al Governo. Tra queste l’inserimento di rappresentanti del territorio all’interno del Consiglio di Amministrazione della Sitaf.
Richiesta difficilmente praticabile. Anche perché la società di gestione dell’autostrada Torino-Bardonecchia e del traforo, dopo l’uscita nei mesi scorsi del Comune di Torino e della Provincia di Torino dall’azionariato, è in via di privatizzazione e oggi Sitaf fa capo per il 38% al gruppo Gavio e per il 51% all’Anas.
La via di uscita, per Ferrentino & C. è un’altra: “La questione va
affrontata a livello internazionale, avviando una discussione sugli attraversamenti autostradali delle Alpi con i francesi e con gli svizzeri. E, per poterlo fare, serve il coinvolgimento di tutti: dei sindaci valsusini, dei consiglieri regionali, dei parlamentari e degli europarlamentari”. In altre parole, occorrono regole e strumenti per limitare i transiti dei mezzi pesanti e non ci si può aspettare che queste arrivino, in un improvviso moto di generosità, dalla Sitaf che ha la legittima aspirazione di veder crescere i profitti. “Quello della valle di Susa – ha ricordato Ferrentino – è un ecosistema fragile e la decisione su quanti mezzi pesanti debbano attraversarlo non va lasciato al libero mercato ma va stabilito attraverso una concertazione di livello internazionale”.
Gli strumenti? “Vanno studiati – ha detto Ferrentino – si va dai limiti tariffari e regolamentari alla Borsa di transito alpino (passaggi contingentati che possono essere acquistati dai vari operatori) al sistema Eurovignette, che prevede di destinare una parte dell’incasso dei pedaggi alla realizzazione di opere ferroviarie”.
Sul tema dovrebbe presto svolgersi un convegno internazionale. E
il sindaco di Bardonecchia Roberto Borgis ha già “prenotato”, come location, il Palazzo delle Feste della Perla delle Alpi. Intanto qualche segnale di attenzione all’iniziativa di Ferrentino giunge anche da sindaci e amministratori della bassa valle, tanto che in sala, lunedì, sono state notate presenze da Villar Dora, Caselette, Bruzolo, Borgone, Sant’Antonino, Almese. Forse qualche piccola crepa nel monolite No Tav valsusino si sta aprendo. Staremo a vedere
Bruno Andolfatto