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Beltrame a rischio chiusura. Allarme per 350 lavoratori

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I lavoratori della Beltrame davanti allo stabilimento di Bruzolo- S.Didero

SAN DIDERO - “I proprietari della Betrame ce lo hanno detto: questo stabilimento è il nostro fiore all’occhiello. E noi abbiamo ribattuto: se è così perchè volete chiuderlo?”. Com’è logico che sia, i dipendenti non ci stanno e si ribellano. Già, perchè quel che a dicembre il Gruppo aveva loro promesso oggi viene clamorosamente smentito: “Ci avevano detto  – spiegano Silvano Leone della Fim e Saud Arouiti della Uilm – che per tutto il 2013 l’acciaieria rimaneva ferma ma il laminatorio continuava a produrre. E che anzi la produzione sarebbe aumentata, passando da 200 a 250 tonnellate. Neanche tanto, visto che il potenziale produttivo è di 680, ma pur sempre qualcosa”. Nei giorni scorsi la doccia scozzese, con le prime avvisaglie che qualcosa non tornava. Lunedì 4, a Vicenza, la conferma: Con la direzione che ha fornito un quadro molto negativo, sia dal punto di vista economico, sia da quello produttivo, con un calo di commesse in tutta Italia.
A quanto si apprende la proprietà avrebbe indicato ulteriori cali della produzione del Gruppo, compresi tra il 15 e il 20 per cento. E vero che la proprietà non si è espressa sul futuro di San Didero e che le cifre precise verranno date nella prossima riunione, prevista il 15 marzo, questa volta a Roma, al Ministero dello Sviluppo, dove si è spostato il tavolo di confronto. Ma la preoccupazione è forte e sul futuro di 350 dipendenti (a cui se ne aggiungono altrettanti dell’indotto), si addensano nubi fosche.
Così, davanti allo stabilimento, prosegue la mobilitazione dei lavoratori. Tutti i giorni a presidiare l’ingresso dell’acciaieria.
“I timori sono forti. E il rischio è che Beltrame trasferisca armi e bagagli in Francia, dove ha uno stabilimento”, dicono i delegati sindacali.
“Anche se sarebbe una scelta irrazionale, visto che in questo stabilimento, negli ultimi anni, dal 2006, ha investito più di 50 milioni di  euro per rinnovare il parco rottame, cambiando macchinari e gru, e per mettere a norma gli impianti (16 milioni di euro) che oggi sono costantemente monitorati dall’Arpa”.
Fiore all’occhiello, quindi. Ma che rischia di essere dismesso con i lavoratori lasciati a casa. Che è poi la sorte che altri stabilimenti del Gruppo hanno subito da un anno a questa parte. Chiuso quello di Marghera, chiuso San Giovanni Valdarno, chiuso Domodossola, chiuso San Giorgio Nugaro. La domanda è: adesso tocca a San Didero?  Per adesso i lavoratori resistono. Ma la lotta è dura e il risultato incerto.

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