Tra crisi di lavoro e occasioni perse
Posti di lavoro a rischio, giovani che non trovano lavoro e gente che l’ha già perso, redditi che precipitano e che non consentono a molti di pagare più l’affitto e le bollette, sfratti che rischiano di mettere intere famiglie in mezzo alla strada, aziende che chiudono i battenti. La crisi non è più strisciante ma galoppante. E allora eccoci qui, in un clima surreale, ad affrontare il tema “Val di Susa: ora lo sviluppo”, mandato in onda lunedì dai gruppi parlamentari e del consiglio provinciale del Pd lunedì ad Avigliana. Che, tradotto, significa poi due persone, un tempo tutt’altro che amici e oggi a combattere nella stessa trincea: Stefano Esposito e Antonio Ferrentino.
Che da Avigliana lanciano l’appello: “Gli amministratori della valle di Susa si mettano insieme, vadano al di là delle posizioni diverse sulla Torino-Lione e sulla seconda canna del Frejus autostradale. E si crei un tavolo permanente per il lavoro insieme alle forze economiche e sociali, con le categorie e i sindacati per ridare un futuro a questa valle”.
Parole pronunciate mentre fuori dall’Hotel Ninfa, per l’ennesima volta va in scena la contestazione No Tav. “Ma questo non è un convegno sulla Torino-Lione – prova a spiegare Ferrentino – siamo qui a parlare di sviluppo e di lavoro. Certo l’alta velocità è un pezzo importante ma non l’unico. E non possiamo piu continuare a scavare solchi di incomunicabilità su un’opera che son poi due binari, mica una centrale atomica”.
Al tavolo si alternano i pezzi da novanta del Pd piemontese e provinciale: Silvia Fregolent, Gianfranco Morgando, Roberto Placido, Sergio Bisacca, Giacomo Portas.
Poi tocca alle fabbriche, anzi a chi nelle fabbriche lavora. Come Bruno Allegro, delegato sindacale alla Tekfor e come Said della Beltrame di San Didero. Due stabilimenti dalle sorti incerte che, insieme, fanno più di ottocento lavoratori. E poi il delegato dell’Azimut, azienda dell’extralusso rappresentanti dagli Yacht, che spera che “la crisi finisca, se no abbiamo bisogno di ammortizzatori sociali per tempi lunghi”.
Poi c’è il turismo delle occasioni mancate. Raccontato da Luigi Chiabrera, già presidente di quella che una volta era “Atl Montagne Doc”: “Ma lo sapete – chiede – che durante le Olimpiadi la Nike aveva portato solo il 30 per cento dei suoi ospiti e la Coca Cola il 50 per cento? Il motivo? La Cia aveva segnalato a livello internazionale la Valle di Susa come zona a rischio per le contestazioni. E la cosa vale anche oggi. I turisti si chiedono: ma perché mai dobbiamo venire in vacanza in valle se rischio di rimanere in mezzo agli scontri, e se le strade vengono bloccate?”E nemmeno Guido Bolatto direttore della Camera di Commercio riesce a tirare su il morale quando dà le cifre sul saldo tra imprese che aprono e imprese che chiudono che, in valle “segna un drammatico meno 1.3% contro il meno 0,8 del resto della provincia”.
E a proposito di occasioni mancate. Per il turismo è Giulio Muttoni, del Parcolimpico, a raccontare come “il progetto di costruire nelle zone olimpiche una specie di Coverciano bianca, dove gli atleti degli sport invernali potessero trovare tutto quanto può loro servire in un raggio di 50-60 km, si è infranto contro l’indifferenza di tutti, Coni in testa”.
Il tutto mentre Gianni Cortese, della Uil, dice che la dei posti di lavoro in valle, dall’inizio della crisi, è dell’11,1 per cento, cioè di 1607 unità. Mentre la cassa integrazione continua ad aumentare ma c’è il pericolo concreto che il rubinetto si fermi, visto che “i soldi per la cassa in deroga son finiti, ed è bene che qualcuno lo dica al ministro Fornero”.