Costalli (Movimento Cristiano Lavoratori): “Sulla Tav serve la mediazione dei cattolici”
Read Time:2 Minute, 47 Second
Carlo Costalli, presidente nazionale del Movimento Cristiano Lavoratori |
Non capita tutti i giorni di veder spuntare dalle nostre parti un dirigente nazionale delle associazioni cattoliche. Ebbene, succederà lunedì 15 ottobre, quando il presidente del Movimento Cristiano Lavoratori Carlo Costalli sarà a Susa per un incontro i militanti valsusini del Mcl. Costalli varcherà anche il cancello del vescovado per incontrare mons. Alfonso Badini Confalonieri.
Tema portante della visita segusina, manco a dirlo, la questione della Torino-Lione e le controversie che, da tempo agitano la valle di Susa (e quindi anche il mondo cattolico locale) fino a far diventare quella valsusina una vera e propria questione nazionale.
“Il Movimento Cristiano Lavoratori – spiega Carlo Costalli – segue da tempo con molta attenzione le vicende legate alla realizzazione della Torino-Lione. Questo perché vogliamo dare il nostro contributo per favorire la crescita del Paese consentendo il superamento di posizioni ideologiche che, finora, hanno bloccato le grandi opere. In questo siamo sollecitati anche dagli amici aderenti al Mcl che vivono in Valle di Susa. In primo luogo dal sindaco Gemma Giorio, iscritta e impegnata nel nostro movimento”.
In Valle di Susa, però, c’è una forte presenza di cattolici, anche organizzati, esplicitamente contrari alla costruzione della nuova opera.
“Lo so benissimo – risponde Costalli – e sono consapevole che su questi temi così delicati bisogna essere attenti a evitare scelte ideologiche basate su un “no a prescindere” o su un “sì a prescindere”. Per questo sono d’accordo con Gemma Giorio e con gli amici del Mcl valsusino quando sostengono che la realizzazione della Torino-Lione deve offrire precise garanzie per la tutela della salute e per la difesa e la valorizzazione del patrimonio storico e naturalistico di questa bellissima valle. Non solo, ma credo siano necessari interventi forti per rilanciare il turismo dopo anni di deindustrializzazione”.
Che cosa vorrebbe dire a chi è contrario alla nuova linea?
“Bisogna parlar chiaro. Bloccare le grandi opere in Italia, oggi, significa bloccare lo sviluppo e impedire ai nostri giovani di avere nuove opportunità di lavoro”.
La vicenda della Torino-Lione richiama anche i temi dell’equilibrio tra le scelte della comunità nazionale e internazionale e le esigenze delle comunità locali.
“E’ vero. E l’impressione è che, soprattutto all’inizio della vicenda, fino alla costituzione dell’Osservatorio, sia clamorosamente mancato il dialogo col territorio. Un lavoro che andava fatto per discutere col territorio vantaggi e svantaggi dell’opera. Fossi stato un valsusino e se una simile scelta fosse stata calata dall’alto (come è avvenuto) mi sarei arrabbiato anch’io. Ora è importante recuperare la partecipazione dal basso sul territorio”.
Ad esempio ricercando un nuovo equilibrio tra la difesa dell’ambiente e la promozione del lavoro?
“Già. La mia generazione lascia ai giovani un paese mal governato, dove si mettono continuamente “tappi” su situazioni che si sarebbero dovute affrontate per tempo. Un caso emblematico, in questo senso, è l’Ilva di Taranto. Ma anche la Torino-Lione. Se si parte da posizioni ideologiche (no a prescindere contro sì a prescindere) non se ne esce. Invece bisogna mediare, cercare le soluzioni. E il ruolo dei cattolici è proprio quello della mediazione. Qui non siamo di fronte a valori non negoziabili ma siamo di fronte a scelte che vanno negoziate, discutendo e confrontandosi. E lo ripeto: su questo versante i cattolici possono e devono svolgere un ruolo davvero prezioso”.
Bruno Andolfatto