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A SANT’AMBROGIO, alloggi popolari con vista…..CAVA

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La notizia positiva: 22 famiglie che rischiano di finire in mezzo alla strada troveranno presto (si parla di inizio 2013) un tetto in quel di Sant’Ambrogio, sotto il Pirchiriano, dove l’ATC di Torino ha ristrutturato due vecchie palazzine. 

Una delle due palazzine. Sullo sfondo, la Sacra di San Michele

Ma c’è un dato che testimonia come, anche in valle di Susa, l’emergenza casa (e l’emergenza sfratti) si stia facendo sentire in modo acuto. Al bando per l’assegnazione di questi alloggi di edilizia popolare hanno risposto ben 118 nuclei famigliari. Le due case, ormai ultimate, sono state presentate lunedì pomeriggio dal presidente dell’Aic Elvi Rossi e dal sindaco di Sant’Ambrogio Dario Fracchia. 

Uno degli alloggi con vista… cava

Tutto è oro quel che luccica dunque? Non proprio. I problemi non mancano. Le due palazzine sono, infatti, appiccicate al cantiere di una delle cave di Sant’Ambrogio, un impianto di frantumazione di materiali inerti che, spiega il sindaco, “da molti anni creava problemi di inquinamento ambientale, traffico e polveri al Comune”. Ora, la cava ha chiuso l’attività e presto si trasferirà, restituendo al paese appoggiato alla pendici della Sacra di San Michele l’area, oggi soggetta a forte degrado ambientale. 

Elvi Rossi e Dario Fracchia

Degrado che è lì, proprio sotto le finestre degli alloggi. Certo, ha ragione da vendere Elvi Rossi quando sostiene che “venire ad abitare qui è pur sempre meglio che dormire in auto”. Ma non ha neppure torto Dario Fracchia a sostenere che “bisogna al più presto individuare una soluzione perché le persone che vivranno qui hanno tutto il diritto ad una sistemazione dignitosa”. E poi, prosegue guardando il grande mucchio di sabbia sovrastato dal frantoio che presto dovrà essere smantellato, “da queste parti spesso tira vento forte e la polvere del cantiere dismesso rischia di entrare non solo nelle case ma anche nei polmoni dei residenti”. E non è l’unica magagna. 

Gli alloggi “popolari”


“Le aree previste per i parcheggi sono del tutto insufficienti e non sono asfaltate”, lamenta Fracchia: “Alla prima pioggia rischiano di diventare pantani su cui sarà impossibile parcheggiare l’auto”. Tutto questo mentre l’Aic, da parte sua, pretende che “la strada di fronte alle due palazzine sia asfaltata al più presto”. Insomma, quella che doveva essere una presentazione in gran spolvero si è trasformata in un continuo battibecco tra Rossi e Fracchia, conclusosi però con una stretta di mano e l’impegno dei due enti (Aic e Comune) a trovare le giuste soluzioni e a fare ciascuno la propria parte. Rimane la chiosa di Fracchia che parla di “un’operazione partita col piede storto, iniziata non dalle fondamenta ma dal tetto. L’acquisto delle palazzine è avvenuto addirittura quando la cava era ancora in funzione. E ci è voluta una trattativa lunga e faticosa perché si interrompesse.

La cava proprio di fronte alle palazzine


Come sindaco non avrei mai permesso di rendere abitabili questi alloggi con una cava a pochi metri dalle finestre. Per non parlare delle cifre: queste case sono state acquistate, a suo tempo, per 1 milione e 150 mila euro, una valutazione esagerata”. A cui si è aggiunto lo stanziamento dell’Aic per riportare gli immobili agli onori del mondo: altri 2 milioni e 100 mila euro. Forse, costruirle nuove in un posto migliore sarebbe costato meno. 

Ma tant’è. Per Elvi Rossi, rimane il bicchiere mezzo pieno: “Diamo la possibilità a 22 famiglie di avere un tetto sulla testa. La scelta dell’acquisto di queste palazzine è stato fatto quando né io né Fracchia occupavamo i posti di responsabilità che abbiamo oggi. E una soluzione a tutti questi problemi la troveremo insieme”.

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