GLI ARTIGIANI: “SIAMO PICCOLI MA VOGLIAMO CRESCERE”
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Gli imprenditori ai sindaci: “Un futuro di crescita è ancora possibile”. Incontro con i primi cittadini a Susa giovedì alle 10
Giovedì 21 giugno 2012, sarà il giorno più lungo degli imprenditori artigiani aderenti a CNA, Casartigiani, Confartigianato e Api
Le quattro organizzazioni per quella giornata indicono infatti lo stato di agitazione permanente delle imprese torinesi e chiedono ascolto alle istituzioni locali e nazionali.
“Per far sentire la nostra voce, la nostra protesta ma anche il nostro senso di responsabilità nei confronti del Paese – dicono i responsabili dei piccoli imprenditori – abbiamo scelto il 21 giugno per incontrare i sindaci dei maggiori comuni della provincia”.
Per la zona di Susa, l’appuntamento delle imprese con i sindaci è fissato per giovedì alle 10.
Il giorno del solstizio d’estate, il giorno più lungo dell’anno, diventa simbolicamente nella nostra protesta il giorno più lungo da affrontare per le imprese in difficoltà: quelle che faticano a sopravvivere ma pagano i loro dipendenti, che cercano di tenersi in regola con le imposte statali e locali, con i contributi previdenziali personali e dei loro collaboratori”.
Gli imprenditori si rivolgono direttamente al Governo; “Bisogna tagliare la spesa pubblica con atti concreti e ridurre le tasse a cittadini e imprese. In particolare, riteniamo che l’Imu dovrebbe essere rimodulata per non penalizzare il mondo delle costruzioni edili e il suo indotto e il sistema produttivo in genere”.
Non basta: “Sempre al Governo chiediamo la compensazione dei debiti delle imprese verso la Stato utilizzando i crediti vantati verso la pubblica amministrazione e chiediamo di dare immediata attuazione alla direttiva europea sui pagamenti tra privati e che venga riconosciuto per legge, in Italia, il principio dell’automatica perseguibilità del debitore inadempiente”.
Gli imprenditori hanno anche qualcosa da dire ai Comuni “Chiediamo di intervenire sull’Imu per la parte di loro competenza per ridurre al minimo l’impatto dell’aliquota impositiva sui beni immobili strumentali delle attività imprenditoriali. Chiediamo poi la revisione del metodo di calcolo della Tarsu-Tia che oggi penalizza fortemente e in modo ingiustificato le attività del comparto manifatturiero-produttivo”.
Insomma, le piccole imprese chiedono “allo Stato e alle Istituzioni locali una boccata d’ossigeno, per non spegnere la nostra voglia di fare impresa, per metterci nelle condizioni di poter continuare a garantire decine di migliaia di posti di lavoro dipendente e di pagare le imposte negli anni a venire”.
Ogni azienda cancellata dalla crisi, dicono gli imprenditor, significa “Zero dipendenti, zero contributo al Pil, zero versamenti all’erario”