Tav in valsangone, continua il dibattito
Read Time:4 Minute, 57 Second
Fari puntati, telecamere accese e taccuini aperti sull’ipotesi del passaggio del Tav in Val Sangone. Pagine sui giornali e incontri istituzionali. Ma l’interesse, durato qualche giorno, come spesso accade nelle operazioni mediatiche, va già scemando. Anche se l’ipotesi alternativa rimane in piedi. E, come tutte le altre sul tappeto, sarà affrontata e discussa dall’Osservatorio Tecnico presieduto da Mario Virano. Che dovrebbe avere il disco verde dopo l’importante riunione del tavolo politico previsto a Roma giovedì 9 novembre.
Un’ipotesi, quella della Valsangone, che non vede certo entusiasti i sindaci della bassa valle di Susa. “Questo tracciato – commenta il presidente della Comunità Montana Antonio Ferrentino – prima di percorrere per una decina di chilometri la Val Sangone, attraversa per quattro chilometri l’alta Valle di Susa e per quaranta chilometri la bassa valle di Susa. Non cambia molto rispetto agli altri tracciati. L’unica differenza è che corre sulla riva destra della Dora anziché su quella sinistra”.
E anche qualche cautela, dopo i primi entusiasmi, affiora anche in Valsangone. Sabato 21 ottobre è il sindaco di Giaveno Daniela Ruffino a far affiggere sui muri della cittadina un comunicato in cui si dice che “a tutt’oggi in mancanza di un progetto da esaminare, è impossibile esprimere qualsiasi opinione, favorevole o contraria, al progetto ipotizzato”. Anche se, prosegue, “siamo disponibili ad esaminare un eventuale progetto”.
Della questione se ne è parlato sabato 21 ottobre in Provincia, a Palazzo Cisterna, in un incontro tra i sindaci della Valsangone e il presidente Antonio Saitta. “L’ obiettivo su cui stiamo lavorando – ha spiegato Saitta al termine dell’incontro – è quello di migliorare il progetto che prevede il passaggio della Tav in Val di Susa, tuttavia, abbiamo voluto vagliare la disponibilità degli amministratori della Val Sangone su un tracciato che la Provincia aveva redatto nel 2000 e che allora era stato giudicato fattibile, qualora, per ragioni indipendenti dalla nostra volontà, non si potesse procedere con il progetto attuale”. Dichiarazione molto politica e poco passionale.
L’argomento è stato ripreso lunedì 23 ottobre, in prefettura. Questa volta i sindaci c’erano tutti: valsusini, valsangonesi e della cosiddetta “gronda”. Di fronte a loro il Commissario Straordinario e Presidente dell’Osservatorio Mario Virano. Che su una cosa è stato chiaro: “”Per arrivare a Torino, dalla Francia si passa inevitabilmente dalla Val di Susa”. Un appuntamento, quello di lunedì, che i sindaci della Gronda e della Val di Susa hanno colto per ribadire la loro totale contrarietà al progetto. E la questione del passaggio in Val Sangone? “L’incontro ha chiarito che non c’e’ e non puo’ esserci un’opposizione tra territori – dichiara Mario Virano – e che il coinvolgimento eventuale di altri territori non previsti dal progetto originale si baserà sulle risposte più razionali che si otterranno dalle valutazioni tecniche. Sull’ipotesi “Val Sangone, su cui tanto si e’ scritto negli ultimi giorni, l’Assessore Regionale Borioli ha puntualizzato che “e’ tutta da definire dal punto di vista tecnico e procedurale, potrebbe essere una delle possibili opzioni che potrebbero emergere se si considerano soluzioni alternative”. Ma ad oggi, fino a che non entrano in gioco le valutazioni di Osservatorio e Conferenza dei Servizi, rimane un’ipotesi che ha la consistenza di mera “suggestione tecnica”. “L’eventualita’ di interessare la Val Sangonee anche la parte sud dell’area metropolitana – ha dichiarato ancora Virano – non deriva dall’obiettivo di aggirare il nodo politico della Val di Susa, perche’ tanto dalla Val di Susa bisogna passare”. E’ un’ipotesi, invece, che acquisisce senso a partire dal nodo di Torino. “Se salta l’opzione di Orbassano per l’interscambio, un tracciato che passi per la Val Sangone perde significato”.
Chi sta dentro, chi sta fuori
All’interno i sindaci della Valle di Susa e della Gronda, contrari alla Tav. Ma anche i primi cittadini della Val Sangone, “possibilisti” sul passaggio della linea nella loro vallata. Fuori dalla sede della Prefettura, i militanti No Tav con bandiere, striscioni e slogan. Con loro anche un gruppetto di manifestanti Valsangonesi: “Vogliamo pensare – dicono – che la notizia del tracciato Tav in Valsangone sia una bolla di sapone”. Tra i manifestanti anche Roberto Varrone, segretario Ds di Giaveno, in polemica col suo partito: “Sono deluso e arrabbiato. I vertici torinesi del mio partito (e anche quelli della Margherita) sponsorizzano l’ipotesi del passaggio in Valsangone e di fatto, aderiscono al partito trasversale dei costruttori. Io sono contro i talebani del Tav”.
Botta e risposta tra Di Pietro e Ferrentino
“E’ una delle ipotesi che si sta affacciando all’orizzonte”. Il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro ha risposto così ai giornalisti che a Bologna, a margine dell’inaugurazione del Saie, gli hanno chiesto se si prefigurava l’ipotesi di passare in val Sangone per la ferrovia ad alta velocità Torino-Lione anziché in val di Susa. “Abbiamo preso atto delle perplessità della popolazione della Val di Susa insieme alla quale dobbiamo trovare una soluzione – ha detto ancora Di Pietro – ma abbiamo capito che da alcuni soggetti è venuto un “virus”, quello della contrapposizione fine a se stessa. Una cosa é la giusta preoccupazione degli abitanti della Val di Susa – ha continuato Di Pietro – altra cosa é il comportamento di alcuni profittatori che cercano di carpire la buona fede della popolazione per tornaconti di tipo politico personale”. Tuttavia il ministro ha ribadito che ’rispetto al persistente impedimento nel dialogo lui si augura pero’ che anche in val di Susa si possa trovare una soluzione costruttiva”. Replica il presidente della Comunità Montana Ferrentino: “Invitiamo formalmente Di Pietro a venire in Val Susa per incontrare amministratori e cittadini. Così si renderà conto che qui non ci sono facinorosi ma gente preoccupata del proprio futuro. Espressioni estemporanee come quelle di Di Pietro non dovrebbero essere pronunciate da un ministro di qualsiasi governo, ma è ancor più grave che provengano da un ministro di un governo di centro sinistra”