Il valsusino Sergio Pent ricorda Camilleri
Andrea Camilleri, un grande scrittore, un grande italiano. Dotato di ironia e autorevolezza, di altissimo spessore letterario unito a coscienza civile. E poi l’invenzione di una lingua nata da un miscuglio tra italiano e siciliano, lo sguardo rispettoso e profondamente ammirato verso l’universo femminile, l’attenzione agli ultimi.
Andrea Camilleri era nato a Porto Empedocle (Agrigento) nel 1925, il 6 settembre avrebbe compiuto 94 anni.
Camilleri ha scritto oltre 100 libri, tra cui 27 romanzi sul commissario Salvo Montalbano (da cui la famosa serie televisiva) e venduto in tutto il mondo 31 milioni di copie.
Una carriera prima come regista, sceneggiatore, autore teatrale e televisivo, culminata poi nella narrativa.
Un successo letterario giunto solo in tarda età, che non si è più fermato, nonostante la cecità. Fino ad oggi.
Nadia Terranova, scrittrice siciliana, ricorda la coscienza civile di Camilleri, vissuta dentro una società sempre più incattivita; una coscienza che si è espressa “con toni forti ma mai aggressivi. Si vedeva che non considerava l’avversario un nemico ma qualcuno contro cui dire cose molto forti ma sempre in maniera civile. Permetteva a tutti di rispecchiarsi non solo nei contenuti ma anche nei modi. In lui tutto coincideva, la letteratura e la coscienza civile. Questo era incredibile. Aveva una grandissima capacità affabulatoria che chiaramente veniva fuori nelle storie che scriveva e quando parlava”.
Ma un ricordo di Camilleri arriva anche dalle montagne valsusine
Sergio Pent, santantoninese di origine anche se vive a Torino, collaboratore di Tuttolibri, autore di numerosi romanzi, in passato finalista allo Strega, ricorda con un post su Facebook il “Maestro di scrittura e di vita” e ricorda “ il nostro incontro alla Feltrinelli di Torino, rimasto unico in tutti i sensi”.
Di quell’incontro Pent mette in luce la “semplice dignità con cui Camilleri constatava i primi passi in classifica del suo commissario che intarsiava il mal di Sicilia” .
Annota Pent: “L’abbraccio dopo quell’incontro che ho tenuto nel cuore per tutti questi anni. Ora rimane viva la memoria di questo grande italiano , sempre pronto a contrastare l’ignoranza populista’, il nostro male peggiore. Ciò che rimane di Camilleri è il segno che vale la pena vivere se al mondo nascono uomini e scrittori come lui”.
B.A.