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Il Papa ai giornalisti cattolici: “Date voce a chi non ne ha”

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E’ sempre emozionante incontrare Papa Francesco, stringergli la mano, ricevere il suo incoraggiamento. Ancora più emozionante sentirlo parlare di quello che è il tuo mestiere di ogni giorno: dar voce e parole al territorio e alla sua gente. L’occasione: l’udienza di lunedì 23 ai 170 consiglieri nazionali e regionali dell’Unione Cattolica Stampa Italiana che proprio quest’anno festeggia 50 anni di vita. Un traguardo importante per l’associazione oggi presieduta da Vania De Luca, vaticanista di RaiNews24.
Papa Francesco ha delineato quali sono oggi i compiti del giornalista: deve operare per la “coesione sociale”, saper aprire “spazi di libertà” e usare parole “di pace, di giustizia e di solidarietà”, ma deve soprattutto saper “distinguere il bene dal male, le scelte umane da quelle disumane”, e “smascherare le parole false e distruttive”. Poche le parole di circostanza in quella che si è rivelata una profonda lezione di etica giornalistica. “ Il giornalista – che è il cronista della storia – è chiamato a ricostruire la memoria dei fatti, a lavorare per la coesione sociale, a dire la verità ad ogni costo. C’è anche una ’parresia’ del giornalista, sempre rispettosa, mai arrogante”, dice il Pontefice, che esorta “ a essere voce della coscienza di un giornalismo capace di distinguere il bene dal male, le scelte umane da quelle disumane”. E questo significa “ anche essere liberi di fronte all’audience: parlare con lo stile evangelico: sì, sì, no, no, perché il di più viene dal maligno”.
Per il Papa, oggi “la comunicazione ha bisogno di parole vere in mezzo a tante parole vuote”. E in questo i giornalisti hanno una grande responsabilità: “ Le vostre parole – avverte – raccontano il mondo e lo modellano, i vostri racconti possono generare spazi di libertà o di schiavitù, di responsabilità o di dipendenza dal potere”. Quante volte il giornalista – rimarca Papa Francesco alzando gli occhi dal testo scritto e parlando a braccio – vuole andare su questa strada ma ha dietro di sé un editore che dice ’no, questo non si pubblica, questo sì, questo no’, e si passa tutta quella verità nell’alambicco delle convenienze finanziarie dell’editore. E finisci comunicando quello che non è vero, che non è bello e che non è buono”. Francesco ricorda “ che solo con l’uso di parole di pace, di giustizia e di solidarietà, rese credibili da una testimonianza coerente, si possono costruire società più giuste e solidali. Purtroppo però vale anche il contrario. Possiate dare il vostro contributo per smascherare le parole false e distruttive”.
Non manca un riferimento al web, di internet, dei social: “ Compito del giornalista è identificare le fonti credibili, contestualizzarle, interpretarle e gerarchizzarle. Porto spesso questo esempio: una persona muore assiderata per la strada, e non fa notizia; la Borsa ribassa di due punti, e tutte le agenzie ne parlano. Qualcosa non funziona”.
E quindi “ Non abbiate paura di rovesciare l’ordine delle notizie, per dar voce a chi non ce l’ha; di raccontare le ’buone notizie’ che generano amicizia sociale, non raccontare favole, no, ma buone notizie reali; di costruire comunità di pensiero e di vita capaci di leggere i segni dei tempi”.

BRUNO ANDOLFATTO

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