Mellano, garante dei detenuti: “Ci sono altre vie oltre al carcere”
In un momento in cui in Italia il dibattito sulla necessità di più sicurezza si fa acceso, e si prospettano come soluzioni alla criminalità la costruzione di nuovi penitenziari, due dati su tutti denunciano inequivocabilmente che il sistema carcerario nel nostro Paese non gode di buona salute. Il primo, il tasso di recidiva che è pari al 68%; il secondo, il numero dei suicidi dietro le sbarre che non accenna a diminuire da anni: nel 2018 in Italia si sono tolti la vita 67 detenuti, uno ogni 5 giorni. Di questo e di cosa fare perché i penitenziari italiani – 13 in Piemonte – non diventino palestre di criminalità si è parlato a Torino, venerdì 8 novembre a Palazzo Lascaris, nell’incontro promosso da Bruno Mellano, garante dei detenuti e delle persone sottoposte a misure restrittive della regione, sul tema “Non solo carcere: l’esecuzione penale esterna in Piemonte”. Proprio la giustizia di comunità e gli Uffici dell’esecuzione penale esterna al carcere (Uepe) rappresentano una scommessa importante per andare oltre la detenzione e per scongiurare la reiterazione delle pene per chi esce dai penitenziari.
“Una realtà che in Italia coinvolge a diverso titolo oltre 100 mila persone colpevoli di reato, e supera il numero dei detenuti ristretti nelle carceri, che sono circa 61mila suddivisi nei 190 istituti di pena”, ha sottolineato Bruno Mellano, che ha evidenziato come “aiutare chi delinque a rendersi conto del danno inferto alle vittime e alla collettività, costituisca la premessa fondamentale nell’attivazione di percorsi di riabilitazione attraverso lavori di pubblica utilità, e attività di volontariato a favore del territorio”. Laddove, infatti, i reclusi vengono sottoposti a misure alternative alla detenzione (misure che, come la messa alla prova, possono essere richieste dai ristretti), la percentuale di recidive crolla del 20%. “Anche se- ha denunciato Mellano- la carenza di risorse e la scarsa conoscenza di tale realtà rappresentano un ostacolo alla messa in atto dei percorsi riabilitativi. Si pensi che solo nel carcere di Torino ‘Lorusso e Cutugno’, dove sono ristretti 1550 detenuti su una capienza del carcere di 1062 persone, sono in organico solo 14 educatori, un numero irrisorio per mettere in atto misure alternative davvero personalizzate”.
All’incontro sono intervenuti il direttore dell’Ufficio interdistrettuale dell’esecuzione penale di Piemonte, Liguria e Val d’Aosta, Domenico
Arena, e i funzionari di servizio sociale dell’Uepe di Torino Tiziana Elia, Lucia Elisa Azzarone e Andrea Pavese. Tutti hanno sottolineato, secondo la loro esperienza, l’importanza della possibilità di percorsi alternativi alla detenzione per diminuire drasticamente il rischio di recidiva, anche grazie alla possibilità di entrare in contatto con ambienti di volontariato e situazioni sane e costruttive. Ne è prova il fatto che molti ex detenuti continuano a frequentare le strutture, o a fare volontariato, anche dopo aver scontato la pena. Tra i progetti più importanti sul territorio piemontese, ha ricordato Domenico Arena, si segnala “Comuni- care”, che dal 2018 coinvolge istituzioni pubbliche ed enti del Terzo settore con il coordinamento dell’Uepe per Piemonte, Liguria e Val d’Aosta, e propone percorsi di reinserimento sociale e di lavori socialmente utili alle persone sottoposte a misure penali sui territori della città di Torino e della Provincia di Cuneo. Per info., progettocomunicare.eu.
MARINA LOMUNNO