Selmat: “La Fiat non ci strangoli”. In ballo 1000 posti di lavoro, 250 nello stabilimento di Sant’Antonino. Chiesto l’intervento del ministro Zanonato perchè convochi le due aziende al tavolo
Enzo Maccherrone e Claudia Porchietto |
Amministratori comunali in fabbrica, lunedì mattina 24 giugno, a S.Antonino, sul sito dove un tempo sorgeva la vecchia Magnadyne (produttrice di radio e televisioni) che, una volta demolita, ha lasciato spazio alla Selmat, azienda dell’indotto auto che fornisce componenti in plastica alla Fiat.
Proprio tra Fiat e Selmat, da alcune settimane, è in corso un contenzioso che potrebbe creare seri problemi a un gruppo che ha sede e stabilimento principale a Sant’Antonino e altri siti produttivi ad Airasca, Beinasco, Dronero, San Martino Alfero oltre a un impianto in Polonia e un altro in Cina.
L’interno dello stabilimento Selmat di S.Antonino |
Il sindaco di S.Antonino e i rappresentanti dei Comuni su cui sorgono gli stabilimenti Selmat hanno incontrato l’amministratore delegato Enzo Maccherrone e i delegati sindacali. Il problema: Fiat accusa Selmat di rallentare le forniture e di bloccare la produzione nei diversi stabilimenti italiani ed europei del gruppo automobilistico. Per Fiat ci sarebbero inoltre problemi sulla qualità delle forniture. E il colosso torinese starebbe seriamente pensando di troncare ogni rapporto con la Selmat, con conseguenze nefaste per l’azienda santantoninese e circa 1000 lavoratori.
Ferrentino con i sindaci |
Le accuse che piovono dai piani alti della Fiat, secondo Enzo Maccherrone, Ad della Selmat,“non stanno né in cielo né in terra. Dal 1957 forniamo regolarmente Fiat e non c’è stato mai alcun problema. Dal 2008, per far fronte alla crisi, abbiamo acquisito altre aziende del settore e, in alcuni casi, le abbiamo salvate dal fallimento, dando lavoro a centinaia di lavoratori. Ci siamo ingranditi e probabilmente Fiat interpreta questa fatto come un delitto di lesa maestà”.
I delegati sindacali |
Insomma, la questione Selmat fa emergere un problema finora “mormorato” e tenuto sotto traccia: le relazioni, spesso difficili, tra il colosso torinese e i fornitori dell’indotto. Così il contenzioso che si è aperto tra Marchionne e Maccherrone rischia di pregiudicare la tenuta di una realtà produttiva sana, come la Selmat, e oltre 1000 posti di lavoro, di cui circa 250 a S.Antonino.
Per scongiurare l’apertura dell’ennesima ferita occupazionale, sono scesi in campo i sindaci dei cinque comuni su cui sorgono gli impianti Selmat. E lunedì mattina, nello stabilimento santantoninese, è arrivato anche l’assessore regionale al lavoro Claudia Porchietto: “Abbiamo incontrato i sindaci, la proprietà e i lavoratori Selmat. Siamo fortemente preoccupati che il braccio di ferro tra azienda e Fiat possa far sfumare quasi 1000 posti di lavoro.“La situazione è difficile e stiamo mettendo tutto l’impegno come istituzione per ricomporre la frattura “, dice Porchietto. “ Non possiamo permetterci – aggiunge – di buttare al vento una realtà aziendale presente da decine di anni sul nostro territorio. Chiedo alle parti di trovare un modo per superare il conflitto, anteponendo alle rimostranze reciproche il bene dei lavoratori”.
Nei giorni scorsi i lavoratori si sono autofinanziati per acquistare una pagina sull’edizione torinese di Repubblica. “Un modo per rispondere alla campagna di diffamazione che l’altro quotidiano torinese, i cui rapporti con Fiat sono evidenti, muove nei confronti della Selmat e di noi lavoratori. Ci accusano di scarsa qualità e di bloccare gli stabilimenti Fiat. Sappiamo che la realtà dei fatti è diversa, ma questo quotidiano e altri mezzi di informazione – dice Davide Cecconato, delegato sindacale – insistono in una campagna di stampa denigratoria. Vogliamo dire con forza che le mancate produzioni del gruppo Fiat non sono imputabili alla Selmat, visto che dai nostri stabilimenti escono 7000 particolari per oltre 1 milione e 400 mila pezzi al mese. La Fiat e i suoi giornali devono sapere che colpire la Selmat significa colpire noi, cioè 1000 lavoratori e altrettante famiglie”.
Intanto i sindaci hanno scritto una lettera al Prefetto perché solleciti il Governo, e in particolare il Ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato a convocare le parti, cioè Fiat e Selmat, affinchè sanino il loro conflitto. Identica richiesta, a livello politico istituzionale, sarà inoltrata dall’assessore regionale Claudia Porchietto. Mentre, alcuni giorni fa, sulla questione è intervenuto anche il presidente Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano.