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Il Centro Riabilitativo di S.Antonino? Un sogno tramontato. La struttura di piazza della Pace tra le vittime della spending review

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Il centro polivalente di Sant’Antonino

Un sogno tramontato, anzi strangolato dalla spending review ma anche dai bizantinismi della politica e (a pensar male si fa peccato ma si indovina) da qualche interesse … privato. Stiamo parlando di quello che doveva essere il Centro Riabilitativo di S.Antonino, in piazza della pace, al piano sopra la nuova palestra. 700 metri quadrati che sarebbero dovuti diventare uno dei fiori all’occhiello della sanità valsusina, con otto ambulatori e una palestra, un coordinatore medico fisiatra, cinque fisioterapisti e tre logopedisti. 
Un sogno su cui lo stesso Comune aveva scommesso con due obiettivi: far fronte al cospicuo mutuo contratto per realizzare il centro polivalente e attrarre in paese persone da ogni dove per rilanciare un tessuto commerciale sempre più debole e asfittico.
Ed è proprio il Comune di S.Antonino a reciterare il De Profundis sul centro polivalente, dalle colonne del periodico comunale recapitato in questi giorni ai santantoninesi: “Era nell’aria e purtroppo ora è diventato realtà”, si legge a pagina 27. “A S.Antonino non ci sarà il promesso centro di riabilitazione ambulatoriale”. Anche se, dal Palazzo Comunale, si cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno: “C’è di buono – si legge – che l’Asl non porterà via dei servizi dal centro polivalente. L’intero primo piano continuerà ad essere utilizzato come struttura socio-sanitaria a servizio del distretto di Susa, destinata al trattamento delle malattie e alla cura dei minori”. Una soluzione arrivata “dopo una trattativa durata quasi tre mesi, con la direzione generale Asl To 3”. Una trattativa complicata, visto che dopo le prime promesse di mantenere la riabilitazione a S.Antonino, l’Asl ventilava l’ipotesi di restituire al Comune parte dei locali (prima la metà poi almeno un terzo) su cui, da quattro anni versa un canone mensile di quasi 6 mila euro.
Ipotesi che avrebbe messo il Comune con le spalle al muro di fronte al mutuo contratto per la realizzazione della struttura. Alla fine, ecco la soluzione: l’Asl ha accettato di rimanere su tutto il primo piano ma a fronte di una riduzione del canone d’affitto: la spending review (eufemismo anglofono per non dire tagli di spesa) impone alla sanità regionale di abbattere i costi di locazione del 15 per cento.
Risultato finale: al primo piano della struttura di piazza della pace non ci sarà più un centro di riabilitazione a tutto tondo ma un polo di valle per la cura dei minori, con riabilitazione, logopedia, psicologia dell’età evolutiva e altri servizi.
L’articolo del periodico (non firmato ma da attribuire ai vertici del Comune) conclude con “il rimpianto di non aver potuto proseguire nell’accordo con la fondazione don Gnocchi; se fosse andata così, da 5 anni avremmo sul nostro territorio una struttura con centinaia di passaggi al giorno”. 

Otto anni di rinvii

2005: i sindaci segnalano all’allora assessore regionale alla sanità Valpreda (scomparso il 26 luglio di quest’anno) la necessità di creare un centro riabilitativo in valle di Susa.
2006: la sede viene individuata nel centro polivalente di S.Antonino, in piazza della Pace. La fondazione don Gnocchi dichiara la propria disponibilità. Asl e Regione danno il loro benestare e vengono definiti spazi e progetti 
2009: La struttura è ormai ultimata quando la Regione dispone di affidarla non più alla Fondazione don Gnocchi ma all’Asl To3 che la gestirà direttamente. A marzo del 2009, in sala consiliare a S.Antonino, l’assessore regionale alla sanità Artesio e i vertici dell’Asl danno l’ok ufficiale dicendo che tutto è pronto per iniziare: “Il centro – viene detto – verrà inaugurato entro l’estate con un coordinatore medico fisiatra, cinque fisioterapisti e tre logopedisti e forse si farà anche riabilitazione respiratoria”.
Nel 2010 la Regione cambia “colore”. Per un pugno di voti vince il centro destra guidato dal presidente leghista Roberto Cota. I minacciati tagli alla sanità destano qualche preoccupazione ma un incontro chiarificatore in Regione il 21 giugno sgombera il campo da ogni dubbio e il 28 giugno 2010: il centro riabilitativo apre, sia pure un po’  in sordina e con solo due operatori. Ma in autunno (è la nuova promessa) il quadro dovrebbe completarsi e finalmente, dovrebbe esserci il fatidico taglio del nastro. 
Novembre 2010. Nulla si muove. E Pasquale Grassano, direttore sanitario del distretto annuncia che “per rendere pienamente operativa la struttura ci vorranno altri due o tre mesi”. La data slitta ancora ai primi mesi del 2011. Ma tutto rimane fermo. 
9 febbraio 2012 assemblea dei sindaci del distretto sanitario decide di dare l’ok alla proposta dell’Asl che prevede l’apertura del centro: “Gli operatori – viene detto – arriveranno dagli ospedali di Susa e Avigliana. E il decollo della struttura avverrà (forse) prima dell’estate”. Tutto rimane immobile.

Passa anche  il 2012. Si arriva il 2013. E’ tempo di spending review. Il sogno del centro di riabilitazione tramonta definitivamente. Ogni commento è superfluo. 

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