“Sei di S.Antonino se…” RIcordi ed emozioni viaggiano sulla rete
La terza elementare del 1974-75 |
Il primo post è di domenica 2 febbraio, ore 13.53. L’idea viene a Luca Mameli che, qualche giorno prima del decimo compleanno del social network Facebook, lancia un gruppo e lo intitola: “Sei di SAntonino se…”.
Ed è subito quello che, in gergo, si definisce effetto “virale”. Proprio come colpiti da una malattia contagiosa (per fortuna senza gli stessi “effetti collaterali”) molti santantoninesi vicini e “lontani” vanno a scartabellare i ricordi e li affidano alla rete.
L’idea, lo scrive lo stesso Luca Mameli, è semplice: “Ritrovarsi, ridere, ricordare vecchi aneddoti”. Ma anche, aggiungiamo noi, emozionarsi.
Neve in piazza |
L’effetto è semplicemente pazzesco: gli iscritti al gruppo nel giro di un paio di giorni superano quota 600 e sulla rete si accumulano una montagna di frasi, fotografie, dediche. Qualcuno ci confida che l’ispirazione del gruppo è venuta leggendo la storia di Roberto Gardetto pubblicata su La Valsusa (ve lo ricordate? E il “masterchef di Londra”) con la rievocazione della Sant’Antonino degli anni ’60, “quando si andava a vedere Lascia o Raddoppia al bar di Remo” .
“Sei di S.Antonino se andavi a comprare il latte da Elio con la bottiglia di vetro”, oppure “se giocavi a pallone nel parco della Maisonetta”. O ancora, “se eri in piazza quando un fulmine ha preso in pieno la croce del campanile” (peccato non venga citato l’anno). E poi, ancora: “Se via Torino (la via centrale del paese ndr) da far tutta in bici ti sembrava un viaggio”.
Antonio Ventre |
Affiorano i luoghi visti con gli occhi dei bambini di qualche anno fa. Ed ecco chi ricorda “quando da piccolo ti portavano a guardare i treni in cima alla passerella” accanto al vecchio Cotonificio.
Per non parlare degli avvenimenti: “Aspettavi la festa del paese, quando S.Antonino si animava meglio di New York” e poi “si facevano i fuochi d’artificio a Codrei”.
Luoghi che col tempo sono cambiati, eccome. Già, perché “si giocava a nascondino per tutto il paese” oppure “a muro con le figurine in parrocchia”. E poi il ricordo di quando “facevi la mulattiera per andare al Cresto”. Tra l’altro, il sentiero c’è ancora ed è una bella passeggiata.
E chi si ricorda “il muretto, di fianco alla farmacia, ritrovo di tutti i ragazzacci?”. Ma c’è anche il ricordo quieto dei “pesci nella fontana della stazione” e quello del brivido provato “se almeno una volta hai fatto con la bici senza freni la discesa dalla Maisonetta verso Codrei”.
Prima Comunione nel 1936 |
S.Antonino di ieri, S.Antonino di oggi. E non sempre il cambiamento è positivo soprattutto “se sei di S.Antonino e dopo 14 anni all’estero torni e ci metti due ore ad attraversare il paese perché hanno cambiato tutti i sensi unici”.
Poi le foto della piazza centrale, cambiata tantissime volte nel corso degli anni: “Qualcuno si ricorda della latteria? E dei pini vicino al monumento?”
Per non parlare dei personaggi: dal mitico “Cribu”, a “Mario che consegnava le bombole del gas in bici”. E poi il mitico Celeste: “Ve lo ricordate? Passava a raccogliere i rifiuti con il carretto e il cavallo”. E non mancano “Gasos in pieno inverno in canottiera e Mario il francese” ma anche Antonio D’Amelio, da tutti conosciuto come “la guardia”: “Se sei stato fermato in motorino dal mitico vigile Antonio, senza bollo, con la marmitta bucata, in due… E il casco non si doveva portare; peccato un’infrazione in meno..”
Non possono mancare le scuole: “Per alcuni anni abbiamo avuto tre sedi delle elementari”. E poi i maestri e le maestre: Ada, Vanda e tante altre ricordate con affetto e nostalgia. Ricambiata da chi nelle scuole , come Vanni, maestro nel 74-75 ricorda la terza elementare di quell’anno: “Una classe meavigliosa”.
Il tempo libero, quando “il venerdì sera andavi a ballare al “Black out”. E la parrocchia: “Le stritolate di mani da Don Pietro”, sempre molto caloroso nei suoi saluti e le foto ormai “antiche” . E chi ha fatto lo scout ricorda “quando da lupetto eri innamorato di tutte le novizie” .
Ce n’è anche per lo sport, e non solo calcio. “Se giocavi a baseball nei CAP 10050 e chiedevi ad Antonio Versienti, uno dei leader : “Tony ma che vuol dire CAP 10050?”; c’è chi ricorda anche “la squadra di Baseball che era arrivata in serie B con il compianto Stefano Verzone presidente. I giocatori stranieri. e le trasferte fino a Lucca”.
Il calcio non può certo mancare, anche da chi ha “tifato per il Mediterraneo”, la squadra che raccoglieva soprattutto gli immigrati dal sud. Formidabili i derby con il S.Antonino, visti dalla tribuna naturale rappresentata da una montagnola con vista sul campo.
Ed ecco spuntare, in un post, un personaggio che col calcio ha molto a che fare: Antonio Ventre, ineguagliabile arbitro.
Ma ci sono anche corsi della polisportiva. E poi i bar, con chi ricorda con orgoglio “i record al flipper nel bar di Burdin”. E i concerti come quelli di “Rocky Roberts e Cristiano De Andrè nel palatenda dove ora c’è la piazza del mercato”.
Alluvione il 1° aprile 1981 |
Più lontani nel tempo i ricordi di quanto “era bello andare al cinema in via Vaie. Alla cassa la signora che parlava di suo marito che era un colonnello”.
Indimenticabile anche la S.Antonino delle fabbriche: “Te lo ricordi perchè qualcuno te lo ha raccontato o perchè l’hai visto con i tuoi occhi di bambino: negli anni del “boom” a S.Antonino c’era più gente nelle fabbriche (la “Magna”, il Cotonificio e la Irem) che nelle case. E di sera il paese veniva “invaso” dalle biciclette degli operai che tornavano dal lavoro; quando c’erano tanti negozi in via Torino e si poteva andare in bici o a piedi senza rischiare di essere investito da un’auto”
L’alluvione del 1957 |
Presto la malattia del gruppo contagia anche altri paesi. Che però non ottengono gli stessi risultati di quello di S.Antonino. Così il promotore, martedì sera scrive: “A titolo informativo il gruppo di Vaie ha 66 iscritti, 15 quello di Avigliana, 257 a S.Giorio, 424 a Condove, 473 a S.Ambrogio , 319 a Villarfocchiardo. Dominio assoluto per il nostro . Fiero di essere di S.Antonino”. Anche questo è derby.
Ma il commento più bello è quello di chi scrive che “a S.Antonino ho passato i migliori anni, ho conosciuto persone fantastiche; ognuno di noi ha una propria storia. L’importante è non dimenticare”.
Compresi gli eventi drammatici, come le alluvioni. Quelle del ’57 e quella dell’81 raccontate con alcune istantanee da brivido.
Anche questa, in fondo, è storia.
Bruno Andolfatto