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“Era il 10 ottobre 1944”. Settant’anni dopo: l’Unitre di S.Antonino rende omaggio ai dieci ostaggi che salvarono il paese

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L’omaggio ai parenti degli ostaggi del 1944. Nella foto, anche
il parroco don Sergio Blandino e il dirigente scolastico Susanna Tittonel

A distanza di 70 anni l’Università della Terza Età di S.Antonino, sabato 4 ottobre, ha conferito un pubblico riconoscimento ai parenti dei dieci ostaggi che si offrirono spontaneamente il 10 ottobre 1944 al Comando tedesco per scongiurare più pesanti conseguente al rastrellamento annunciato dai tedeschi. Si chiude così una vicenda nata tre anni fa da una proposta dell’Unitre all’amministrazione comunale, volta a riconoscere il gesto eroico compiuto da dieci concittadini.
 Proposta accolta con la posa di un pannello sul palazzo comunale nel maggio di due anni or sono, poi sostituito, ancora su proposta dell’Unitre, il 2 giugno scorso perché il precedente conteneva un nominativo non pertinente con la vicenda. La cerimonia di sabato vuole essere dunque l’occasione per fare memoria di quanto accaduto.
La vicenda è stata ricostruita recentemente anche da Piero Del Vecchio il quale – dopo le pagine edite nel 2007 dello studioso Enrico Miletto, collaboratore dell’Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza – ha potuto consultare gli archivi della Prefettura di Torino e quello della Presidenza del Consiglio dei Ministri (tre ostaggi furono insigniti del titolo di Cavalieri al merito della Repubblica), raccogliere la testimonianza scritta di sedici anziani e ricontrollare la documentazione, fortunatamente ricca e pertinente, presente nell’Archivio Storico Comunale.

Don Oreste Cantore durante un soggiorno alla Casa Alpina
Giovanni XXIII di Bessen Haut

La vicenda è dunque la seguente: il 5 ottobre del 1944 due giovani santantoninesi uccidono un portalettere tedesco privandolo della pistola e della somma di 30 mila lire, il giorno successivo il comando tedesco di Bussoleno, che aveva giurisdizione sulla zona, scrive al Commissario prefettizio di Sant’Antonino Mario Garnero intimandolo di consegnare, l’8 ottobre, dieci ostaggi.
Il Commissario si sforza di fare intendere al Comando tedesco che l’azione era stata compiuta da un soldato sbandato di nazionalità russa che nulla aveva a che fare con le azioni partigiane e con il paese. Va detto che i responsabili dell’azione furono successivamente definiti partigiani ma l’azione non fu mai rivendicata e mai si seppe a quale scopo fu utilizzata la somma estorta nell’occasione. Somma che fu regolarmente prelevata dalle casse comunali due mesi dopo e versata al comando tedesco.
 La mediazione del Commissario prefettizio si concluse con la proposta della sua persona, come rappresentante della popolazione, in luogo dei dici ostaggi.

Ettore Rege Moretto

Il comando rifiutò e nella notte tra il 9 e il 10 ottobre dieci cittadini – Silvio Alotto, Giovanni Bugnone, don Oreste Cantore, Ernesto Colombino, Erminio Cometto, Abele Giovale Merlo, Nello Rege Gianas, Ettore Rege Moretto, Francesco Rumiano, Ranieri Votta – si presentarono al Commissario e al giovane vice parroco, don Oreste Cantore, per essere consegnati ai tedeschi.
Il 10 ottobre i tedeschi scesero in paese compirono un vasto rastrellamento tra Vaie e Sant’Antonino portando a Bussoleno diverse decine di prigionieri e gli ostaggi che per tutto il tempo, quattro giorni, furono tenuti in una baracca appartata e trattati come condannati a morte. Fortunatamente la vicenda si concluse bene, grazie anche ai buoni auspici del parroco e di Ilse Schölzel Manfrino, e gli ostaggi furono liberati.
 Fin qui la vicenda principale, quello che è emerso dalle ricerche è che a offrirsi come ostaggio, e qualche anziano in paese lo ricorda bene, furono anche il parroco don Uberto Bonaudo (in effetti la richiesta dei tedeschi in tal senso era chiara) e Orazio Rossetto Giaccherino giovane di Azione Cattolica che fu rifiutato perché in carrozzella. Alcune interviste raccolte dai giornali locali e la testimonianza diretta di don Cantore conservata in una ripresa video hanno consentito di restituire anche questo frammento di storia accanto ad altri che comunque saranno raccolti in una pubblicazione dedicata alla storia contemporanea di Sant’Antonino.

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