Studenti valsusini all’estero
Sono 28 i giovani delle valli che stanno trascorrendo un periodo di studio in un altro Paese. Aumentano i ragazzi che fanno questa scelta: ben 2.250 in tutta Italia. Alcuni di loro raccontano gli stimoli, le emozioni e la ricchezza di un’esperienza unica
Le scuole italiane hanno intrapreso un passo deciso verso l’apertura internazionale: lo rileva l’ultima ricerca della Fondazione Intercultura www.scuoleinternazionali.org
Aumentano gli studenti che scelgono di frequentare un anno scolastico all’estero (o un periodo di almeno tre mesi: ben 10.200 studenti (+38% sul 2016, e + 191% sul 2009, anno di attivazione dell’Osservatorio).
Una crescita dovuta anche alle borse di studio di Intercultura, onlus grazie alla quale attualmente sono all’estero 2.250 adolescenti.
Le borse di studio danno accesso a un’esperienza che marca un segno deciso nella vita dei giovani che si laureano con più facilità (86%) dei loro coetanei, trovano o cambiano più agevolmente lavoro (79%), e diventano indipendenti dalla famiglia con maggior rapidità rispetto al resto della popolazione italiana.
Nei mesi estivi dalla Valsusa e dal pinerolese sono partiti 28 studenti, che hanno ottenuto le Borse di studio finanziate da Intercultura o da sponsor come Compagnia di San Paolo, Thales Alenia Space Italia SpA, Fondazione CRT, Unipol Gruppo, INPS, Fondazione Mario ed Anna Magnetto, Comune di Almese e Telecom Italia SpA. Ragazzi simbolo di una nuova generazione.
Nadia Coatto, 17 anni, è una studentessa del ‘Des Ambrois’ di Oulx e si trova attualmente in Paraguay: “Sono qui da pochi mesi e grazie alle attività organizzate dalla mia scuola ospitante ho potuto aggiungere un’altra sfumatura al significato alla parola “comunità”: durante la scalata del punto più alto del Paraguay (il Cerro Tres Kandú) con i miei compagni di scuola – nonostante fosse una dura camminata sotto il sole – mi sono resa conto di essere parte integrante della classe e non più una straniera venuta da lontano. Ho anche preso parte al weekend di beneficienza, trascorso nelle parti più povere della mia città a costruire una casa con una fondazione per una famiglia bisognosa. È stato faticoso ma ne è valsa veramente la pena e mi ha fatto sentire parte di qualcosa di grande”
Giada Nelzi, studentessa del Darwin di Rivoli, si trova in Malesia per un anno: “E’ un paese pieno di sorprese, paesaggi da offrire e persone spettacolari. In Malesia vivono tre diverse comunità in perfetta armonia: cinese, malese e indiana. Non esistono discriminazioni per il colore diverso della pelle o per la forma fisica diversa, ma tutti sono aperti a conoscere aspetti di altre culture. In questi primi tre mesi il mio bagaglio di esperienza si è arricchito molto, ho imparato ad abbracciare nuove idee e nuovi pensieri. Ho imparato a buttarmi in attività che non avrei mai pensato di fare. L’esempio migliore è quando ho dovuto affrontare un discorso davanti a tutta la scuola in tre lingue, inglese, italiano e malese. Mentre aspettavo il mio turno ho sentito dentro di me un sacco di emozioni che si mischiavano insieme, avevo paura e mentre parlavo sono diventata tutta rossa.. ma una volta finito i miei compagni di classe hanno iniziato ad applaudire e mi sono sentita molto meglio. Mi piace immergermi ogni giorno in nuove sfide e nuove cose da imparare.”
Sara Crusca, 17enne, studentessa dell’Istituto Scolastico Porporato di Pinerolo si trova a Valledupar, in Colombia per un programma scolastico annuale con Intercultura, grazie ad una Borsa di studio di Compagnia di San Paolo. ‘ Non avrei mai immaginato di saper essere una persona espansiva: senza rendermene conto qualcosa sta cambiando nel mio modo di vedermi. Se non fossi mai partita per un Paese dell’America Latina forse non l’avrei mai scoperto e mi sarei sempre definita come una persona introversa e timida. La cosa che più mi ha stupito della Colombia, è la gente: da subito, ho sentito la loro voglia di includermi – che sia a casa, in classe, per strada – e mi è piaciuto tantissimo. A volte non ti lasciano sola neanche quando lo vorresti ma sono sempre disposti ad aiutarti. In classe facciamo molti lavori di gruppo e c’è sempre qualcuno che mi chiede se voglio unirmi a loro per aiutarmi con la lingua. Il calore delle persone e la facilità con cui si riescono a instaurare rapporti, penso siano le mie cose preferite.
So bene che la Colombia ha tante criticità ma per me sono anche elementi su cui riflettere, che mi fanno capire che non bisogna mai dare le cose per scontate.
“Paese che vai… Ecco cosa abbiamo scoperto
Paese che vai…. Viene da citare il celebre motto sentendo i ragazzi che hanno fatto l’esperienza di Intercultura.
Qualche mese fa, a Condove, alcuni giovani valsusini hanno raccontato che cosa ha lasciato nei loro ricordi e nella loro vita l’esperienza all’estero.
Cristina Serrai di Villa Dora: “Nell’anno trascorso in Cile sono rimasta colpita dallalforte tensione delle donne verso la parità con gli uomini, un problema molto sentito. Poi però succede che in casa, in famiglia, a prendere le decisioni che contano continua ad essere l’uomo”.
Mattia Monacelli: “In Islanda la parità è un dato di fatto indiscutibile, in famiglia e nel mondo del lavoro; non c’è alcuna discriminazione e il matrimonio è visto come un semplice contratto che si può sciogliere in qualsiasi momento. In più ho visto che i ragazzi sono spinti a diventare sempre più autonomi e indipendenti. Per il resto c’è parecchio individualismo e le persone reagiscono cercando di trovare i modi per fare gruppo ad esempio attraverso l’associazionismo”.
Da non trascurare l’elemento cibo: “In Cile è un elemento forte di convivialità e di condivisione”,- racconta Cristina. Diversa l’esperienza di Davide, che ha trascorso un anno in Ungheria “ dove invece si dà poca importanza al mangiare insieme. La condivisione ha altri spazi e momenti”
Già l’Ungheria. Che dire della nazione guidata da Orban & C? Davide si accende:
“Purtroppo il problema del rifiuto verso i migranti è forte. E pensare che è il paese d’Europa che ne ha meno in assoluto”.