Cronaca

La tutela dei minori sopra ogni altra cosa

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Il punto sul discusso (e discutibile) disegno di legge regionale sul cosiddetto Allontanamento Zero. Anche il Valle di Susa l’allontanamento dei bambini da genitori è l’ultima ratio e viene eseguito in caso di maltrattamenti e abusi. Parla il presidente del Conisa Paolo De Marchis.
Paolo De Marchis

Dirigenti e operatori del Conisa Valle di Susa ( il Consorzio dei Comuni che gestisce i servizi sociali sul territorio valsusino) non muoiono certo dalla voglia di rilasciare dichiarazioni né, tanto meno, di farsi imbrigliare in una contrapposizione giocata sulla pelle dei minori.

E’ giusto allontanare bambini maltrattati e abusati tra le mura domestiche o trascurati da genitori tossicodipendenti o con gravi patologie psichiatriche? E’ vero, come sostiene qualcuno, che nei Servizi Sociali vige il sistema dell’allontanamento “facile” dei minori dai nuclei famigliari? Oppure l’allontanamento del minore è solo l’ultima ratio quando ogni altro tentativo di aiutare e sostenere i genitori è fallito? Perchè il dibattito sulla tutela dei bambini è diventato oggetto di propaganda politica?

Le figure professionali del Conisa che ogni giorno si spendono in prima linea per tutelare le fasce deboli, e i minori in particolare, faticano ad accettare che la loro “buona battaglia” possa ridursi a un banale oggetto di disputa politica tra destra e sinistra.

Un accenno alla questione però c’è stato nel corso dell’ultima assemblea dei sindaci del Conisa, riunita qualche giorno prima delle feste natalizie. In quella sede è emerso un dato percentuale interessante.

Tra i minori valsusini presi in carico dal Consorzio perché in situazioni di disagio famigliare, l’89% è oggetto di interventi e progetti di accompagnamento e supporto attuati con il coinvolgimento del nucleo famigliare, senza, quindi, essere allontanato dai genitori. Allontanamento che, invece, riguarda l’11% dei casi seguiti; una scelta dolorosa, presa dopo aver esaminato a fondo la particolare gravità della situazione e che, comunque, in molti casi, prevede forme di rientro nel nucleo famigliare. Numeri che, in qualche misura, sono già una risposta al disegno di legge presentato dall’assessore regionale Chiara Caucino che vorrebbe tendere al cosiddetto “allontanamento zero”.

Chi, esplicitamente, dice la sua è il presidente dell’organismo politico che rappresenta i sindaci aderenti al Conisa: Paolo De Marchis, già sindaco di Oulx, confermato alla presidenza del Consorzio.

Prima di fare una proposta di legge a livello regionale forse sarebbe stato bene conoscere i servizi presenti sui territori e quale è lo stato dell’arte. La Giunta regionale non l’ha fatto e ha calato dall’alto una proposta su “Allontanamento Zero”, con discutibili interventi a sostegno della genitorialità e con norme per la prevenzione degli allontanamenti”.

Però è già stato assicurato che si procederà con una consultazione on line fino al 14 febbraio. “ Ma non basterà certo a dare risposte consapevoli a questo percorso legislativo; né, tanto meno, potrà farlo la consultazione di “pochi soggetti” individuati dall’Ufficio di Presidenza della Commissione Regionale dove è in discussione la legge”. Per De Marchis il problema è a monte: “ Ancora una volta su un problema serio e reale la politica nazionale ha creato situazioni di schieramenti politici con distribuzione di colpe e propagande elettorali. La strumentalizzazione della situazione di Bibbiano ha fatto e continua a fare del male a chi si occupa seriamente di minori, di socio assistenziale, di società civile”. Le questioni legate ai minori, all’affido, agli allontanamenti dalle famiglie, dice De Marchis, “ sono molto complesse. In un modello teorico perfetto nessuno desidera che un minore venga allontanato dalla famiglia di origine. Ma le crisi familiari non sono dovute solo a povertà economica o alla mancanza di di lavoro. Esistono anche crisi di povertà culturale, difficoltà quotidiane collegate alle dipendenze. Sono situazioni dove gli allontamenti avvengono dopo tanti tentativi alle spalle falliti”.

Un mondo complicato in cui si muovono figure professionali che hanno un ruolo delicato. “ Pochi – spiega De Marchis – conoscono il lavoro silenzioso, difficile di magistrati, psicologi, assistenti sociali, operatori di comunità e famiglie affidatarie. Pochi sanno quanto sia efficiente ed efficace in questo campo il lavoro del sistema pubblico che non va depotenziato o smobilitato. Pochi sanno, a fronte dei like e dei post che continuano ad alimentare disinformazione su disinformazione, che tutelare un minore non è favorire a tutti i costi una progettualità interna alla famiglia; il principio base deve essere quello del progetto di vita del minore. Affido familiare non significa togliere un bambino da una famiglia che vive in povertà, ma creare nuove situazioni, nuove risorse umane e sociali, nuove opportunità per situazioni dove l’individuo minore diventa protagonista del proprio percorso”

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