cronaca

Tekfor:’Vendere gli impianti non basta per tirare avanti’

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Lavoratori e sindacato: ‘Serve un piano industriale’

AVIGLIANA – Si addensano le nubi sul futuro degli stabilimenti ex Tefkor Italia di Avigliana e Villar Perosa che ha cambiato nome in Primotecs, dopo il passaggio di proprietà, avvenuto il 18 dicembre scorso, nelle mani della Mutares Se& Co. Kgaa, gruppo tedesco quotato alla borsa di Francoforte che nel 2018 ha vantato un fatturato di 865 milioni di euro.

Il problema? Non uno ma tanti. Nonostante la ‘potenza’ del nuovo proprietario non sembra esserci, ad oggi, la liquidità necessaria per tirare avanti, tanto che – informa Lino La Mendola, della segreteria Fiom Torino – ‘ nell’incontro di venerdì all’Unione Industriali di Torino, l’azienda ha comunicato l’intenzione di voler vendere macchinari ritenuti obsoleti e non più utilizzati nella produzione per disporre dei soldi necessari a pagare ai lavoratori tre rate del Premio di Risultato del 2019 (ottobre, novembre e dicembre’.

Ipotesi sulla quale sindacato e rappresentanze sindacali unitarie non si dichiarano contrari.

‘A una condizione però. Che l’azienda faccia investimenti e presenti un piano industriale che, al momento, manca’.

Insomma,il punto è che cosa succederà tra qualche mese allo stabilimento di Avigliana e ai 234 lavoratori (153 in produzione e 81 tra impiegati, addetti al magazzino e altri indiretti). Analogo interrogativo pesa sull’impianto di Villar Perosa, che conta 432 dipendenti, suddivisi in 218 diretti e 214 indiretti.

Per tutti i lavoratori, oggi, sono attivi i Contratti di Solidarietà, l’ammortizzatore sociale che prevede una riduzione delle ore lavorate. ‘Ad oggi in Tekfor si lavora al 60% delle ore previste ma si potrebbe presto scendere al 40, anche se un leggero aumento dei volumi produttivi previsto a luglio e agosto ha convinto l’azienda a non procedere per il momento in questa direzione’, spiega Lamendola. E i lavoratori che dicono? A più riprese si sono dichiarati a fare la loro parte nell’affrontare la situazione e hanno accettato di portare ancora un po’ di pazienza sul pagamento degli arretrati. ‘ Ma qui – affermano – servono certezze; ci vogliono investimenti, serve liquidità e un piano industriale serio, altrimenti non si può andare avanti’. La proprietà, quindi, deve fare la sua parte e chiarire le intenzioni.

Sulla situazione si è certo fatta sentire l’emergenza sanitaria Covid 19 con il lockdown, scoppiata poche settimane dopo l’ingresso del nuovo proprietario.

‘Certo non ha aiutato – dichiara La Mendola – ma non è sufficiente a spiegare la crisi della ex Tekfor che si è sedimentata nel tempo’ e che esigerebbe ben altra determinazione per essere affrontata. ‘Anche perchè gli ammortizzatori sociali sono in scadenza. L’azienda ha ancora a disposizione quattro settimane di cassa integrazione legata al Coronavirus, una da fare entro agosto e le altre tre dopo settembre. Ce n’è fino a metà dicembre, e dopo più nulla’, commenta Lamendola che aggiunge: ‘Senza una parvenza di qualcosa che assomigli a un piano industriale non c’è possibilità di ottenere ulteriore cassa in deroga’.

Se non ci saranno novità, quello del 2020 potrebbe presentarsi come un Natale triste per i dipendenti ex Tekfor. Le proposte dei lavoratori non mancano, come quella di allargare il portafoglio clienti e di guardare alle novità avvenute tra i colossi del comparto auto. Il problema è capire che cosa pensano di fare i nuovi proprietari e, per stanare la volpe dalla tana, il sindaco Andrea Archinà ha chiesto alla Regione Piemonte di aprire un tavolo di confronto. Servirà a qualcosa? Vedremo.

BRUNO ANDOLFATTO

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