“6 giorni per l’esito del tampone, altro che 48 ore !”
La storia è vera ed è una delle tante di questa seconda ondata. La protagonista è Sara Ferrentino, giovane valsusina, impiegata in un’azienda torinese.
E’ sabato 10 ottobre. Appena sveglia, ha una brutta sensazione, non sente più gli odori. Ci pensa su un attimo e ipotizza: “ Potrebbe essere il Covid.” L’assenza improvvisa dell’odorato e dell’olfatto è uno dei sintomi tipici del contagio e della malattia, ancorpiùdellafebbre, del mal di gola o di altri disturbi riconducibili a un malessere stagionale. Ripercorre mentalmenteleazioni dei giorni precedenti, le situazioni: pensa alle persone con cui è entrata in contatto. Scattano preoccupazione ed ansia, nonostante le attenzioni e lo scrupoloso rigore sempre avuto nel rispettare le regole anti contagio. Masisa,bastaunattimo e l’ospite indesiderato è dentro di noi. Nel pomeriggio va all’ospedale di Rivoli per fare il tampone. “ Fatto, entro 48 ore saprà se è positiva”, assicurano i sanitari.
Inizia l’attesa. Passa il week end. Lunedì mattina dal Sist, Sistema igiene e sanità pubblica, nessuna risposta.
L’esito non c’è ancora. “ Sarà questione di qualche ora”, pensa. Intanto per cautela, si mette in isolamento volontario. E come lei fanno il marito, i figli in tenerissima età, le persone che le sono vicine. Non si sa mai. Passa il pomeriggio, arriva la sera.
Poi i giorni. Niente, nessuna risposta. Che succede?
Semplice. La seconda ondata ha preso alla sprovvista il sistema. Dopo telefonate ripetute, richieste di
informazioni, anche qualche legittima protesta, l’esito arriva giovedì 15 ottobre, quando sono trascorsi ben 6giornidaltampone,benoltre le 48 ore annunciate. Risultato: positiva al Covid-19. Una vicenda individuale che racconta come in questa partita contro il Covid si siano, di fatto, persi 4 giorni.
Ladomandaèunasola:perché? E poi: quanti sono i casi come questi? Che cosa sarebbe potuto succedere se qualche famigliare (non obbligato alla quarantena fino all’esito del tampone) fosse rimasto contagiato e avesse continuato a fare la vita di sempre spargendo in virus in lungo e in largo?
Perché 48 ore anziché 6 giorni possono fare la differenza. Da quanto si sa, pare che la media di risposta ai tamponiorasiaggiriintorno agli otto giorni con punte di dieci. E poi, aggiunge Sara, “ cosadevofareora?Quando mi faranno un altro tampone per verificare se mi sono negativizzata? Mio marito, può tornare a insegnare, cosa faccio con i miei figli? Quando potrò di nuovo uscire per tornare a lavorare?”. Risposte? “ Nessuna. Telefono all’Asl e l’unica riposta che sento è la musica del centralino: 40 minuti d’attesa. Metto giù. Il resto è un continuo rimpallarsi responsabilità e assenza di informazioni”.
Viene da dire: Sanità Pubblica, se ci sei batti un colpo!
Bruno Andolfatto