Coronavirus

Rivoli, l’esercito arriva all’ospedale

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RIVOLI Fate largo, arriva l’esercito. Missione: sostenere la Sanità nella guerra contro il Covid 19 che, con la seconda ondata di contagi, ha iniziato a mettere a dura prova la tenuta del sistema.

A chiamare i militari è stata la Regione Piemonte e il supporto non si è fatto attendere. Giovedì mattina 29 ottobre gli Alpini della Brigata Taurinense hanno allestito due tendoni all’esterno dell’ospedale di Rivoli. Si tratta di tensostrutture più grandi rispetto a quelle predisposte la scorsa primavera.

I tendoni sono stati allestiti nello spazio che precede l’ingresso del Pronto Soccorso e saranno collegate fra loro. Serviranno ad alleggerire la pressione sul pronto soccorso. La prima sarà adibita a punto di pre-triage con lo scopo di facilitare le procedure di accesso e dividere meglio i flussi fra pazienti Covid e non Covid che arrivano in ambulanza. La seconda tenda è stata adibita a sala d’attesa.

Oltre ai due tendoni a Rivoli, altri moduli da due tensostrutture ciascuno sono stati montati al San Giovanni Bosco di Torino, a Orbassano, Cuneo, Savigliano e Alessandria e nei giorni successivi negli ospedali di Vercelli, Asti e Borgomanero.

In questo modo la rete ospedaliera piemontese potrà contare su 168 posti letto potenziali (ogni tensostruttura può accoglierne fino a 14). Ogni ospedale può deciderne la destinazione d’uso in base alla specifica necessità, con l’obiettivo in generale di ridurre la pressione soprattutto sui pronto soccorso. La Protezione civile regionale sta dotando gli ospedali che ne hanno bisogno di brandine e moduli bagno.

“In meno di 48 ore – afferma il presidente della Regione Alberto Cirio – abbiamo potenziato di circa 170 posti letto gli ospedali e dal commissario Arcuri abbiamo ricevuto la conferma dell’invio dei ventilatori che abbiamo richiesto e che ci consentiranno di potenziare ulteriormente di 100 posti la terapia intensiva”.

Per l’assessore alla Sanità della Regione Luigi Icardi “le strutture modulabili esterne, consentono di essere nelle immediate vicinanze dell’ospedale qualora il quadro clinico del paziente dovesse aggravarsi e una migliore gestione logistica del personale sanitario”.

Bruno Andolfatto

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