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L’8 dicembre dei No Tav a San Didero

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Centinaia di manifestanti nell’area dove sarà trasferito l’autoporto da Susa

SANDIDERO– Otto dicembre duemilaventi in tono decisamente minore per gli oppositori dell’alta velocità, complice l’emergenza sanitaria Covid 19 che ha costretto a ridimensionare di molto le abituali “commemorazioni” degli scontri del tardo autunno 2005, culminati con la marcia dell’8 dicembre e con la “conquista” dell’area dove avrebbe dovuto sorgere il cantiere del tunnel esplorativo di Venaus. Cantiere poi cancellato e trasferito in quel della Maddalena di Chiomonte con una revisione sostanziale del progetto della tratta internazionale e nazionale della Torino-Lione.

Ma torniamo al 2020. Dopo qualche scaramuccia dei giorni precedenti nell’area chiomontina (domenica 6 c’è stata l’ennesima sassaiola nei dintorni del cantiere), l’attenzione martedì mattina, si è spostata su San Didero, nell’area tra la Statale 25 e l’autostrada destinata ad ospitare l’autoporto che verrà qui trasferito dall’area Sitaf di Susa, destinata ad ospitare il passaggio della linea e la Stazione Internazionale.

Lo dice lo speaker che introduce l’assemblea a cui hanno partecipato qualche centinaio di militanti: “Questa zona diventerà il nuovo punto di resistenza contro il tav, perché non basta denunciare gli sprechi sulle grandi opere ma bisogna anche cercare di fermarle”.

Poi la parola passa ad Alberto Perino che rievoca “i 30 anni di resistenza” all’alta velocità ei“ 15 anni trascorsi dal grandioso 8 dicembre 2005, quando riuscimmo a fermare il cantiere e la distruzione della Val Cenischia”.

E adesso? “ Ci aspettano anni difficili ma non impossibili. Ci siamo già riusciti una volta a fermare tutto; siamo abituati a lottare e sappiamo che possiamo ottenere se non l’arresto almeno un rallentamento che porterà alla morte dell’op era”. Insomma, il sogno (o l’illusione, dipende dai punti di vista) che si fa largo tra i manifestanti è quello di veder finire il treno veloce sul binario morto.

Insieme al sogno, però, per tra i No Tav serpeggia un incubo e il suo nome si chiama Governo. Perino è sempre convinto che di governi amici proprio non ne esistano:

“Questo poi in mezzo a tante belle parole su clima e sui giovani, con il Recovery Found propone 26,7 miliardi da spendere per grandi opere (tra cui la Torino-Lione) e solo 9 miliardi per la sanità. E non oso pensare – aggiunge – che cosa potrebbe capitare se dopo questo Governo (schiavo del Pd e della Confindustria) ne arrivasse un altro…”.

Comunque sia, dice Perino, “San Didero sarà il primo posto dove proveranno a riprendere i lavori. Un cantiere folle dove si spenderanno ben 5 milioni solo per garantirne la sicurezza”.

Del resto, aggiunge, “qui non siamo nel catino della val Clarea ma nel cuore della valle, in mezzo ai paesi”. E difenderlo dalle proteste è più difficile.

“E loro– dice Perino – lo sanno e sono preoccupati anche se la magistratura sta massacrando i No Tav ma noi – conclude – resisteremo e saremo qui. Covid o non Covid”.

Il resto è affidato alle testimonianze a favore dei militanti inquisiti, incarcerati e agli arresti domiciliari. Una militante legge il messaggio dal carcere di Dana e ricorda “Stella, Mattia, e i compagni che oggi non possono essere qui e solo per aver parlato a un megafono o distribuito volantini”.

Quindi la proposta; “Andiamo tutti sotto il carcere il 25 dicembre, giorno di Natale, per far sentire a chi è dietro le sbarre la nostra vicinanza”.

Gli interventi continuano, poi il giro tra i ruderi dell’area (dove anni fa si immaginava di realizzare proprio un autoporto poi … dismesso ancor prima di venir terminato) e la polentata. Alla prossima.

Bruno Andolfatto

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