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Chiomonte: allargamento del cantiere Tav, Telt vede 60 proprietari al giorno

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CHIOMONTE La terza fase di allargamento del cantiere di Chiomonte, in Valle di Susa, della Torino-Lione è iniziata lunedì 22 febbraio. A darne notizia é Telt, promotore pubblico incaricato di realizzare la nuova ferrovia, che informa di aver dato il via agli incontri per l’acquisizione dei terreni dai proprietari, circa 1.200, su un’area complessiva di un ettaro.

Un meccanismo più complicato del solito a causa dell’acquisizione, a fine marzo 2008, da parte di un migliaio di militanti del movimento No Tav di micro appezzamenti di terreno. Una parte consistente dell’operazione riguarda una particella di 550 metri quadri con 1.064 proprietari.

Da lunedì i funzionari di Telt hanno cominciato a incontrare 60 persone al giorno, nel rispetto delle procedure operative e di quelle legate all’emergenza Covid.

L’area di un ettaro è funzionale ai lavori del tunnel di base, il cui scavo dal lato italiano, partirà proprio da Chiomonte, e per realizzare il nuovo svincolo con l’autostrada A32 Torino- Bardonecchia. Nel cantiere di Chiomonte nel dicembre 2020 sono state avviate le attività per predisporre la realizzazione delle 23 nicchie d’interscambio dei mezzi all’interno del tunnel, che porta al punto di intersezione con la futura maxi-galleria da 57,5 km, tra Italia e Francia. La prima fase di allargamento dell’area dei lavori, in un ettaro, si è svolta a giugno 2020 con la posa di un ponte lungo 20 metri che collega le due sponde del torrente Clarea per consentire la movimentazione dei mezzi di lavoro. La seconda fase, 2 ettari tra Chiomonte e Giaglione, è stata completata nel dicembre scorso.

Per il resto i dintorni del cantiere di Chiomonte, ormai da anni, sono terreno di scontro traiNoTaveleforzedell’ordine che presidiano l’area. Solo dall’inizio dell’anno, segnala la Prefettura di Torino, ci sono state sette azioni contro il cantiere, l’ultima delle quali, lo scorso 18 febbraio, è stata ‘connotata da rilevante pericolosità’.

Di qui l’ordinanza con cui la Prefettura di Torino ha imposto ulteriori vincoli alla circolazione nella zona, in vista il completamento delle procedure di occupazione dei terreni da parte di Telt.

Nel documento viene ripreso un rapporto della Questura sui problemi relativi all’ordine pubblico. Il 18 febbraio, secondo il rapporto della Prefettura, sono state lanciate pietre, bulloni, fuochi d’artificio, petardi e bombe carta contro il cantiere; due mezzi sono state ‘danneggiati gravemente’. Atti peraltro ripresi e rilanciati sul web dagli stessi canali social del movimento che si oppone all’alta velocità. ‘I folletti della Clarea – scrivono i No Tav – festeggiano il carnevale portando i loro saluti alle truppe d’occupazione che stanno a difesa della distruzione del territorio valsusino’.

La Digos sta analizzando le immagini per tentare di identificare i responsabili Altro episodio il 30 gennaio quando sono stati seminati chiodi a tre e quattro punte e una vettura di un operaio impegnato nel cantiere ha riportato danni.

La storia. Chi sono i proprietari

Tutto inizia il 30 marzo del 2008


All’inizio, nel 2008, erano 1.397 poi il numero, per varie ragioni, è un po’ diminuito. L’intento era chiaro: acquistare un metro quadro di terreno per complicare le operazioni di acquisizione delle aree del cantiere Tav di Chiomonte. Obiettivo, fermare o comunque rallentare la corsa del treno veloce. Ecco uno stralcio, tratto da La Valsusa, di quel che accadde quella domenica. Domenica 30 marzo.

“Sono saliti in 1397 a Chiomonte da ogni luogo della valle di Susa (e non solo). E si sono messi pazientemente in coda a per acquistare poco meno di un metro quadrato a testa alla modica cifra di 15 euro.

Obiettivo: “Comprare un posto in prima fila” e mettere il bastone tra le ruote di quel treno veloce che il dossier presentato alll’Unione Europea da Italia e Francia nel giugno scorso, vorrebbe far sbucare proprio da queste parti. Poco sopra Susa, in Regione Colombera, nelle cosiddette “gorge”, dove il fiume Dora scorre (si fa per dire) con la pochissima acqua che la centrale Aem rilascia e che poi restituisce più giù. Proprio qui potrebbe uscire il megatunnel ferroviario destinato a collegare Italia e Francia. Ma i No Tav, quelli “duri e puri”, proprio non ci stanno. E, dopo la petizione dell’estate

scorsa con le 32 mila firme contro la Torino- Lione, portate nei palazzi europei ma anche sbattute sulla scrivania di Romano Prodi a Palazzo Chigi, ecco il nuovo colpo di teatro. L’acquisto dei terreni su cui correranno i binari. Con lo scopo di fare opposizione (legale e… fisica) in caso di esproprio. C’è chi sostiene che la burocrazia non dovrebbe incontrare difficoltà nel superare l’ostacolo. Ma i 1397 ci credono e si dicono pronti a risalire a Chiomonte qualora si desse il via libera alle ruspe, riproponendo così il film già visto al Seghino e a Venaus nell’autunno- inverno 2005”.

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