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Gli extra alimentari dei mercati: “Fateci lavorare…”

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Lunedì 12 aprile; è il primo giorno di zona arancione dopo quasi un mese di zona rossa. I mercandin che vendono generi extra alimentari l’avevano promesso: se qualcosa non cambia arriviamo al mercato, occupiamo le aree che di solito ci vengono assegnate e rimaniamo lì, fermi, per protesta, senza montare i banchi e senza vendere.

Poi il colore del Piemonte è cambiato e anche gli “extralimentari” hanno potuto ricominciare a fare quel che, da quasi un mese, era stato loro proibito: lavorare.

Tutto a posto, quindi? Neanche per sogno. Nella fredda mattinata di lunedì a Bussoleno, illuminato da un sole che fatica a farsi sentire, sul lato di via Fontan si riunisce un capannello di persone. C’è la sindaca Bruna Consolini e, con lei, i rappresentanti dei “mercandin” Pier Paolo Peiretti (rappresentante del Goia, Gruppo Organizzato Ambulanti Indipendenti) e Roberto Villa, rappresentante degli ambulanti di Bussoleno e Susa. Con loro anche Stefania Bartolotti, consigliera comunale segusina.

I motivi per farsi sentire non mancano: “Agli extra-alimentari, durante la zona rossa, viene impedito di lavorare. E non si riesce a capirne il motivo visto che all’aria aperta le possibilità di contagio sono una su mille, molto ma molto meno di quanto può accadere in un supermercato”. Niente da fare: la categoria è stata costretta a fermarsi nei festivi e prefestivi del periodo natalizio (“proprio quando – sottolinea Peiretti – si vende meglio e si mette da parte un po’ di fondo cassa in vista del calo di vendite che di solito arriva con l’anno nuovo”).

Ma i primi mesi del 2021 non hanno certo conosciuto migliore fortuna, visto il nuovo aumento dei contagi. Ed ecco la nuova “zona rossa” imposta dal 15 marzo e terminata lunedì.

Il punto? Che ormai i guai sono fatti, la categoria è in forte difficoltà, i ristori non sono sufficienti a coprire le perdite (“dopo il lockdown del 2020 abbiamo ricevuto circa 4.500 euro; ora le previsioni parlano di mille. Cifre del tutto insufficienti”) e, per il futuro, in caso di nuove ondate di contagi gli extra alimentari non vogliono più essere fermati. A esprimere solidarietà, e non solo a parole, la sindaca Consolini: “Ad essere penalizzati sono questi lavoratori e, più in generale, i cittadini. Nei mesi scorsi abbiamo fatto le cose per bene, delimitato gli spazi in modo da evitare assembramenti e vigiliamo affinché ciò non accada”. Insomma, la parola d’ordine è: i mercati si possono fare, in sicurezza.

La protesta degli extra-alimentari, in valle, è iniziata mercoledì 7 aprile, quando una cinquantina di ambulanti si erano radunati pacificamente in piazza Martiri della Libertà per far valere le proprie ragioni. Il sindaco di Condove Jacopo Suppo e l’assessore al commercio Riccardo Beltrame si erano detti pronti a sostenere la loro battaglia. E proprio per dare seguito all’impegno preso venerdì 9 aprile, in mattinata, lo stesso Suppo indirizzava una lettera ai ministri Giorgetti e Speranza, al Presidente Cirio e all’assessore regionale Poggio per rivendicare una riapertura completa dei mercati, così da garantire a tutti gli operatori la possibilità di tornare al lavoro. E per dotare di maggior forza l’iniziativa, il primo cittadino di Condove ha scelto di condividerla con tutti gli altri sindaci della Val di Susa, che si sono subito dimostrati disponibili a sottoscrivere il documento.

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