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Cortina come Cesana? Pista da bob, una storia da non ripetere

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Il primo a lanciare il sasso nello stagno il 5 dicembre è stato Daniele Valle, Pd, vicepresidente del consiglio regionale del Piemonte. Il veneto non ce la fa a sostenere i costi della pista da bob per le Olimpiadi e chiede di spostare le gare negli impianti austriaci di Innsbruck? Si faccia avanti il Piemonte: gli impianti realizzati nel 2006 a Cesana possono essere riattivati e utilizzati. “Il Veneto – sostiene Valle– ha ottenuto dal governo 60 milioni di euro per realizzare la pista da bob per le Olimpiadi. Poi ha stanziato ulteriori 20 milioni di euro, ma il caro materiali ha reso insufficiente anche un budget di 80 milioni. E ora si sta ipotizzando di spostare la gara in Austria”. Di qui la proposta: “Perché non offrire la pista di Cesana? Servono 15 milioni per rimetterla in funzione, altri 10 eventualmente per poi smontarla e bonificarla. Teniamo le Olimpiadi in Italia, portiamo il Piemonte sotto i riflettori olimpici, risolviamo una delle grandi questioni lasciate aperte dalle Olimpiadi”. Semplice; forse troppo….


Tutto sembrava caduto nel nulla fino a qualche giorno fa quando niente meno che Evelina Christillin, che guidò l’organizzazione dei Giochi olimpici e paralimpici invernali Torino 2006, in una intervista a La Stampa ha detto: “Una pista di bob è un buco nero, che assorbe enormi energie e dal quale non si traggono vantaggi”.

Una dura verità e proprio l’impianto di Cesana, dismesso da tempo, è il muto testimone degli errori fatti allora ed è anche un monito per il Comitato olimpico nazionale che organizza i Giochi 2026: “Al gruppo che prepara Milano Cortina suggerisco cautela. Noi ci siamo passati e il buco lasciato dalla pista di bob a Cesana è l’unico brutto ricordo di un evento che ha dato tante soddisfazioni”. Ecco quindi il suggerimento pratico: “Se proprio si deve fare la pista per il bob, sia almeno un impianto temporaneo ma non è obbligatorio visto che si può usare una pista già esistente all’estero, in Austria o in Francia”.

Quel ricordo brucia ancora oggi. “Noi l’avremmo fatto volentieri e ci abbiamo provato, ma il governo di allora, con il primo ministro Silvio Berlusconi, con l’allora presidente del Comitato olimpico Gianni Petrucci, dissero di no, non ne vollero sapere”.

Insomma, il governo di centrodestra farebbe bene a giocare le partite del primato nazionale e del sovranismo sportivo in modo prudente.


La stessa versione di Christillin era stata raccontata cinque anni fa al settimanale La Valsusa da Valentino Castellani, già sindaco di Torino e ai tempi delle Olimpiadi 2006 presidente del Toroc, il Comitato Olimpico.

La questione della pista da bob, ricordava Castellani, esplose all’inizio di febbraio 2002. Chi scrive ricorda che proprio una di quelle mattine Castellani telefonò alla redazione de La Valsusa e disse: “Vi devo parlare di una cosa importante”.

Il numero era quasi in “chiusura”  ma un ex sindaco di Torino, a quel tempo presidente del Toroc che bussa in redazione non è cosa di tutti i giorni.  “Ricordo bene quel periodo – racconta Castellani – e la grana che scoppiò. La pista da bob, inizialmente, doveva essere costruita tra Jovenceaux e Oulx ma i primi sondaggi rivelarono una presenza inquietante: fibre di amianto. Non che il problema non si potesse affrontare. Ma le procedure erano lunghe e complesse e rischiavamo di non fare in tempo”. Conseguenza: l’impianto venne spostato a Pariol San Sicario. E qui Castellani rivela un retroscena. “Ho sempre pensato, oggi come allora, che il Cio dovrebbe smetterla di imporre, ogni tre – quattro anni,  la realizzazione di impianti costosi come le piste da bob. I praticanti questo sport sono pochi e dopo gli eventi gli impianti lasciano un’eredità di costi di gestione insostenibile”.

“Dopo la notizia sulla presenza dell’amianto, all’assemblea del Cio e contattai Killy (che era presidente della Commissione di Coordinamento del Cio). Gli suggerii l’idea di non fare un impianto nuovo ma di utilizzare quello di La Plagne, realizzato per le olimpiadi di Alberville del 1992. Era dietro l’angolo, a 70-80 km da Bardonecchia. L’impianto si trovava in Francia e questo comportava qualche problema organizzativo e sicurezza, peraltro risolvibile”.

Killy cosa le rispose? “Mi assicurò che si sarebbe dato da fare . E così fece. Ottenne il consenso informale dei francesi. Il Cio era d’accordo ma i  problemi sono nati a Roma. Il ministro Franco Frattini e il presidente del Coni Gianni Petrucci dissero che c’era di mezzo il prestigio nazionale e che in Italia serviva un altro impianto di bob, visto che quello di Cortina risultava obsoleto. Conclusione: ho perso quella battaglia e sono stati spesi tra 120 e 130 milioni di euro per fare uno tra gli impianti più belli del mondo…”.

Che però nel frattempo si è fermato, è stato svuotato dell’ammoniaca, non è utilizzato e, anzi, è stato pure vandalizzato. Stessa sorte dei trampolini di Pragelato, monumenti alla megalomania e allo spreco che si sarebbero potuti evitare.

Ma si sa, la storia (con gli errori degli uomini) è sempre la più inascoltata delle maestre.

Bruno Andolfatto

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