Dal vertice nel grattacielo poche novità per la ferrovia del Frejus interrotta da una frana nell’agosto 2023
Venerdì 11 ottobre chi si attendeva novità dal grattacielo torinese della Regione sui tempi di ripristino e riapertura della linea ferroviaria tra Italia e Francia, (esistente ma non funzionante a causa della frana caduta nell’agosto 2023 a La Praz) è rimasto deluso. I tempi difficilmente potranno essere anticipati rispetto a quanto annunciato nel mese di agosto. A poco quindi è servito il vertice tra il vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani, i presidenti della Regione Piemonte, Alberto Cirio e Valle d’Aosta Renzo Testolin, il sindaco Stefano Lo Russo, le associazioni di categoria e, in videocollegamento, il l viceministro delle Infrastrutture Edoardo Rixi e l’ambasciatore di Francia in Italia Martin Briens.
Dall’incontro è emersa una vaga rassicurazione sul “massimo impegno per migliorare i collegamenti tra Italia e Francia la cui fragilità oggi rischia di avere ripercussioni importanti sulle attività produttive, sulla logistica e sulle esportazioni”.
Certo, le chiusure della ferrovia del Frejus a causa della frana e quelle programmate del Monte Bianco – tre mesi all’anno per altri 16 anni –pongono più di qualche problema visto che, come ha detto il ministro Tajani, “lo sviluppo dell’economia di tutto il Nord Ovest d’Italia dipende da questi collegamenti”. Dal vicepremier Tajani – alter ego di un certo Matteo Salvini che (tra l’altro) in quanto ministro e vice premier si occupa proprio di infrastrutture – traspare ottimismo: “Mi pare ci sia stato un cambio di passo: c’è un messaggio positivo da parte francese e come Governo faremo di tutto per sostenere l’obiettivo trasporti efficaci, efficienti e tutelando l’ambiente. Abbiamo chiesto ai francesi di accelerare sulla riapertura del Frejus e ci hanno garantito che stanno facendo il massimo per il ripristino della circolazione e sul Monte Bianco abbiamo avuto segnali di grande attenzione: sono disponibili alla realizzazione di una seconda canna, cosa prima mai considerata in precedenza, con l’impegno a riaprire il tunnel per le Feste di Natale per garantire ossigeno al turi smo”. Garanzie sottoscritte dal presidente Cirio:
“Il ministro francese e dato rassicurazioni sul massimo impegno per accelerare il più possibile i tempi per la riapertura della ferrovia del
Frejus”.
Sarà, ma c’è chi fa notare i tempi resi noti ad agosto con l’ennesimo rinvio, da parte francese, del ripristino dei vecchi binari che collegano Italia e Francia passando sotto l’ottocentesco traforo ferroviario del Frejus. La messa in sicurezza del versante non sarà completata prima del mese di dicembre. Risolti i problemi “franosi”, si passerà al ripristino vero e proprio della linea ferroviaria (a cura delle Ferrovie transalpine) con la sistemazione dei binari, dei dispositivi di segnalamento e della linea di alimentazione. Lavori che si terranno
in pieno inverno in condizioni meteo non del tutto ottimali e proprio per questo è difficile pensare a un’accelerazione tale da far riaprire la linea ferroviaria prima della primavera 2025. Resta quindi da capire che cosa significhi chiedere ai francesi di rendere più rapido ciò che fino ad oggi hanno fatto con molta lentezza.
Tutta da dimostrare, poi, la piena condivisione oltralpe della costruzione di una seconda canna del Traforo autostradale del Bianco.
Tra tanti punti, uno è stato evocato ma non affrontato: la necessità di dare un ristoro economico agli operatori ferroviari penalizzati dalla chiusura della linea ferroviaria esistente tra Italia e Francia. Su questo, al momento, non paiono esserci novità. Qualche settimana fa, Livio Ambrogio, patron di Ambrogio International, aveva dichiarato a La Valsusa “di aver subìto un danno intorno ai tre milioni di euro”. Cifre pesanti che aumentano considerevolmente se si considera l’effetto negativo sull’intero sistema industriale piemontese che tocca 10 miliardi di euro. Insomma, l’impressione è che venerdì 4 a Torino non si sia andati oltre la passerella e le dichiarazioni scontate. E che, l’incontro, sia stato caratterizzato dall’assenza di un convitato di pietra: Matteo Salvini, ministro delle infrastrutture e leader della Lega. Ma questa, a quanto pare, è un’altra storia.