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Tav: è l’ora delle polemiche per i sondaggi sull’amianto

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Il Nostro Tempo – 2 aprile 2006

Un primo carotaggio ha escluso rischi per la salute

E’ ancora tregua elettorale sulla questione tav. Anche se, a quindici giorni dal voto, qualche scaramuccia ogni tanto ci scappa.

Scaramuccia dialettica, com’è avvenuto la settimana scorsa in occasione dei dati presentati dall’Arpa sull’unico sondaggio effettuato, almeno da qualche anno a questa parte, in terra valsusina.

Ma anche scaramuccia “fisica”, come quella di domenica scorsa a Bruzolo, quando un centinaio di dimostranti ha impedito al futuro numero uno della Cisl Raffaele Bonanni e al presidente della Provincia di Torino Antonio Saitta di partecipare alla festa-dibattito, promossa dagli edili Cisl sul tema delle grandi opere e, in particolare, della Torino-Lione. Insomma, la tensione rimane alta.

A poco sono serviti i segnali distensivi lanciati da Mario Virano, già amministratore delegato della Sitaf da poco chiamato dal governo a presiedere l’Osservatorio sulla Torino-Lione, che ha proposto come sede del confronto tecnico la città di Susa, considerata il cuore della valle.

Gli amministratori valsusini vogliono, prima di ogni cosa, la convocazione di un tavolo politico Governo-Regione-Enti Locali. Dal sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta, è arrivata la risposta: il tavolo politico sarà convocato dopo le elezioni, dal Governo che uscirà dalle urne.

Tutto fermo, quindi, a partire dal cantiere del cunicolo esplorativo di Venaus, che sarebbe dovuto partire in primavera e per il quale è prevista una valutazione straordinaria di impatto ambientale.

A smuovere le acque la scorsa settimana ci ha pensato l’Arpa, l’agenzia regionale per la protezione ambientale che, mercoledì 22 marzo, in una conferenza stampa, ha reso noto il risultato dei sondaggi effettuati tra novembre e dicembre al Seghino, sopra Mompantero, proprio nei giorni successivi la prima “battaglia” (quella del 31 ottobre) del movimento No Tav contro l’avvio della campagna geognostica propedeutica alla realizzazione della linea ferroviaria Torino-Lione.

Dai risultati, hanno detto i tecnici dell’Arpa, è emerso che di amianto, nella pancia del monte Rocciamelone, non ce n’è. Idem per l’uranio.

Il direttore generale dell’Arpa Vincenzo Coccolo e il geologo Daniele Drago hanno spiegato come si sono svolti i sondaggi: “La sonda meccanica ha raggiunto la profondità di 452,30 metri. E i campioni di roccia prelevati sono stati analizzati metro per metro”. Risultato: per i tecnici dell’Arpa, il rischio amianto, nel sito interessato dal sondaggio contrassegnato dalla sigla S42, è pari a zero. Così come la presenza di uranio e di “radiazioni ionizzanti non si discostano dalla media naturale e, in ogni caso, rientrano entro i limiti di legge”.

Nessun rischio per la salute dei cittadini dai lavori per l’alta velocità? Stando ad alcune dichiarazioni rilasciate da Ltf e pubblicate da alcuni quotidiani sarebbe proprio così: “Nessuna sorpresa, studi di tecnici indipendenti dimostrano che il rischio di trovare amianto lungo la tratta è bassissimo”.

Ma in valle di Susa non si è di questo avviso.

Riccardo Pavia, geologo consulente della Comunità Montana Bassa Valle l’ha detto chiaramente intervenendo, a sorpresa, alla conferenza stampa convocata dall’Arpa: “Il sondaggio è stato effettuato in una zona in cui si sapeva benissimo che non c’era amianto. E lo si può evincere da uno studio realizzato dalla stessa LTF nella zona  prima del carotaggio”. Insomma, si sarebbe cercato la sostanza nociva laddove le carte geologiche ne stabilivano l’assenza. “E su questo – dice Pavia – si è giocato a dire che rischi non ce ne sono”.

Ai dati resi noti dall’Arpa reagiscono anche i politici valsusini.
Primo tra tutti il presidente della Comunità Montana Bassa Valle Antonio Ferrentino: “Ma siamo seri! Che senso ha fare una conferenza stampa dopo aver esaminato una sola… carota? Non ha alcun valore presentare i dati dopo un solo sondaggio, tra l’altro su un sito dove era chiaro fin dall’inizio che l’amianto non si sarebbe trovato. I dati, semmai, andrebbero presentati dopo una campagna geognostica, non sulla base di un singolo carotaggio, di appena 10 centimetri di diametro, realizzato da Ltf in un contesto di totale militarizzazione del territorio e senza alcuna possibilità di verifica”.

Giudizio severo sull’Arpa, quindi, ma anche su Ltf, “che ormai da dodici mesi agisce nel totale disinteresse verso il territorio e senza alcuna forma di dialogo con gli enti locali”. 

Giorgio Vair, assessore della Comunità Montana e vicesindaco di San Didero, rincara la dose: “Avevamo ragione a opporci ai sondaggi. Il punto è che li volevano fare solo per dire che i lavori erano cominciati e per prendere i soldi dalla Comunità Europea. Non interessa la salute della gente ma solo dire che l’amianto non è stato trovato: per forza, lo hanno cercato dove sapevano che non c’era”.

Ma il direttore generale dell’Arpa, Vincenzo Coccolo replica che ”noi non facciamo sondaggi partendo da dogmi; siamo ricercatori e questo sondaggio ci ha consentito di tarare un modello geologico. Certo, se avessimo avuto modo di svolgere più sondaggi in contemporanea i risultati sull’amianto sarebbero stati più completi. La speranza è di poter procedere al più presto con gli altri sondaggi”.

Ma Pavia replica: “Che nel sito S42 non si sia trovato amianto, com’era prevedibile, non autorizza a dire che l’amianto non ci sia nel resto della Valle di Susa”.

E poi, aggiunge il consulente della Comunità Montana, la Commissione Rivalta aveva individuato tre sondaggi: “Ne è stato effettuato uno solo. Un’altro sito era su un terreno franoso e il terzo i tecnici non sono neppure riusciti a trovarlo”. Per Pavia, “l’amianto c’è, anche sulla tratta internazionale (tra Borgone e St. Jean de Maurienne); basta andare a vedere tra il km. 60 e 62 della linea in progetto”.
E anche sulla radioattività il geologo invita a “andare a verificare sopra Venaus, alla miniera del Molaretto, a 400 metri in linea d’aria dal previsto tunnel geognostico”.

Sito che però, per il direttore dell’Arpa Coccolo “è già stato monitorato a sufficienza, con dati rassicuranti”.

Contestati da Piercarlo Cotterchio, presidente di Legambiente Valsusa che sostiene: “L’Arpa dovrebbe andare a cercare l’uranio nel massiccio dell’Ambin, proprio dove vogliono scavare il megatunnel di 54 km. Nel ’96 noi di Legambiente portammo proprio all’Arpa di Ivrea alcune pietre estratte su quella montagna, da analizzare. Non ce le restituirono neppure perchè, ci dissero, si trattava di materiale pericoloso, da trattare in discarica autorizzata”.

Oltre all’uranio c’è il gas radon: “E’ stata sempre l’Arpa a rilevarne la presenza e a trovarlo anche in alcune sorgenti d’acqua su cui, non a caso, ha fatto affiggere il cartello “acqua non potabile”. Insomma, per Cotterchio, il gioco è troppo facile per non essere smascherato: “Dicono che non c’è amianto e neppure uranio. Ma se vanno a cercarli dove sanno già che non ci sono, a che servono i sondaggi se non a manipolare la realtà?”

La cosa certa (che nessuno nega) è che l’amianto c’è più a valle, nella cosiddetta “gronda”, altrimenti detta “tratta nazionale “ della Torino-Lione, tra Borgone e Settimo Torinese, in particolare sotto il monte Musinè che dovrebbe essere bucato da una lunga galleria.

La tratta è di competenza di Rfi, il braccio delle ferrovie che progetta e costruisce le infrastrutture ferroviarie. Rfi ha già concordato con il Consiglio Nazionale delle Ricerche l’avvio di una campagna di sondaggi per verificare le quantità di amianto presenti. “Il Cnr dovrà svolgere un approfondimento geologico necessario per stabilire i siti su cui svolgere i sondaggi. Tutto avverrà in collaborazione con l’Arpa. E le analisi di laboratorio verranno effettuate in parallelo da Cnr e Arpa”. Ma di questo se ne parlerà nei prossimi mesi.

Bruno Andolfatto

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